Se l’Italia è dei Neet, l’Ue è da occupazione record. O magari no?
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Due facce della stessa medaglia e due realtà opposte. Sì, perché l’Italia farà pure parte dell’Europa, ma pare l’erba del vicino sia sempre più verde.

E se l’indagine di ieri, condotta dalla Commissione Ue sull’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa (ESDE), ha additato l’Italia come la patria dei cosiddetti Neet (giovani che non lavorano e non cercano lavoro), nel resto d’Europa l’occupazione è a livelli record.

Quasi il 20% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni non studia, non lavora e non cerca alcun un impiego, e così l’Italia si piazza all’ultimo posto della classifica occupazionale europea. Insomma, quasi a fianco della Romania.

Per l’Europa è tutta un’altra musica. L’Eurostat, parlando dell’occupazione nei Paesi della moneta unica, sostiene siano i livelli più alti mai registrati. Nel 2016 il tasso di occupazione è salito a più di 234 milioni, registrando una disoccupazione ai minimi rispetto al 2008 e con ben 10 milioni di posti di lavoro in più dal 2013. Una ripresa economica senza pari.

Italia: veri Neet, oppure no?

Il Belpaese annovera i giovani più “bamboccioni” d’Europa, anche detti più carinamente “Neet”. In poche parole quelli che non vogliono far nulla e stanno tutto il giorno seduti sul divano. Ma è davvero così o c’è qualcosa che non quadra? In Italia vige il primato dei lavoratori autonomi e c’è anche il primato dei contratti atipici e dei lavori in nero.

Dopo il flop del piano Garanzia Giovani, elogiato dal Governo come il piano della salvezza dei giovani disoccupati italiani, ci sono i più disillusi che si sono rimboccati le maniche, nonostante tutto. Ci sono i volontari, quelli che lavorano tutto il giorno per la “gloria”. Ci sono quelli messi “in prova” per mesi, inesistenti per lo stato e neanche retribuiti. Ci sono quelli che un lavoro lo inventano perché hanno un talento, ma non vengono comunque assunti da nessuno. Di certo non possono permettersi di aprire una costosa Partita Iva super tassata. Darebbero tutti i loro guadagni ad uno Stato che a tutto questo neppure ci pensa. E poi ci i sono i giovani “in trappola”, quelli che un impiego lo hanno cercato disperatamente, ma dopo i troppi “no” hanno deciso – comprensibilmente – di arrendersi. Forse le statistiche non possono darci una visione obiettiva sulla situazione italiana. Insomma, i Neet non sono “statisticamente tracciabili” ed è impossibile fare previsioni. Certo è che la povertà in Italia aumenta considerevolmente, giorno dopo giorno, e il lavoro diventa sempre più un miraggio. Forse l’Ue e il Governo italiano dovrebbero parlare di questo piuttosto che dei Neet.

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