Pepe (Uilca): la banca popolare di Bari è in uno stato di salute aziendale molto problematico
Si è chiuso con successo l’aumento di capitale della Banca Popolare di Bari

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“Un’intesa inaccettabile con sacrifici pesantissimi e che ruba il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori”. Ad affermarlo è il segretario organizzativo Uilca, Vito Pepe, che boccia l’accordo firmato ieri l’altro da Fabi, Fisac/Cgil, Unisin-Sinfub e UglCredito sul piano di ristrutturazione della Banca Popolare di Bari, presentato dall’istituto il 22 giugno scorso. “Un piano irricevibile, abbiamo esordito sin dalle prime battute; privo, peraltro, di reali prospettive di rilancio dell’azienda e che certifica uno stato di salute aziendale molto problematico”, denuncia il sindacalista.

“L’accordo non sottoscritto dalla Uilca e dalla First/Cisl è pesantissimo per le lavoratrici e i lavoratori – continua Pepe – realizza per l’azienda un risparmio di notevoli dimensioni sul costo del lavoro ma è soprattutto un accordo che non poggia su un vero progetto industriale. Tutto il prezzo delle inefficienze aziendali lo pagano solo le lavoratrici e i lavoratori della Banca Popolare di Bari“.

“Sono, infatti, previste per tre anni un numero spropositato di giornate di solidarietà diversificate e progressive in relazione alle retribuzioni annue: la forbice va da 13 giornate annue per le ral (retribuzioni annue lorde) da 25000 a 35000 euro fino a massimo 33 giornate per le ral da 130000 a 180000 euro. Sono provvedimenti non presenti in nessun accordo del sistema bancario pur nella drammaticità nella quale si sono trovare alcune banche”, prosegue Pepe.

“Con gli interventi effettuati sulla previdenza complementare è stato invece letteralmente rubato – dice il sindacalista – il futuro dei dipendenti della Banca. È la misura più iniqua e politicamente e culturalmente fuori da ogni logica: l’accordo prevede infatti il totale azzeramento del contributo aziendale fino al 31 dicembre 2020. Iniqua perché il contributo aziendale è molto diversificato perché è frutto della provenienza dei lavoratori per via delle fusioni per incorporazione effettuate dalla Popolare di Bari in questi ultimi anni.

“Alcuni lavoratori – sottolinea Pepe – non sono addirittura iscritti a nessuna forma di previdenza aggiuntiva. Sbagliata politicamente e culturalmente perché contro tutte le battaglie fatte dal Sindacato Unitario negli ultimi 25 anni finalizzate allo sviluppo e alla promozione della previdenza complementare”.

“Se il Piano Aziendale del 22 giugno era irricevibile, questo accordo è inaccettabile”, conclude Pepe ricordando anche che ” Uilca e First/Cisl hanno cercato di condizionare la trattativa e per poter proseguire il confronto hanno preteso di conoscere prima i dati della semestrale di bilancio aziendale”. Dati che “l’azienda non ci ancora ha consegnato. Ora contesteremo questo accordo in tutte le istanze informando costantemente tutte le lavoratrici e i lavoratori”.

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