Ligresti chi? La seconda vita di FonSai

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L’ultimo tassello del puzzle andrà a posto domani, con la definizione del portafoglio premi da cedere ad Allianz per rispettare i paletti Antitrust. Dopo di che il nuovo gruppo assicurativo nato dalla fusione tra Unipol e FonSai e quotato in borsa dal 6 gennaio avrà il diritto di esistere, senza la minaccia di pagare multe. Anzi con la prospettiva di incassare subito diverse centinaia di milioni dalle cessioni.
Nuove sfide
Per il suo ceo , Carlo Cimbri, finiscono due anni di battaglie burocratiche e legali e iniziano le sfide operative: chiuso il cantiere tecnico-giuridico si tratta di chiudere il cantiere industriale. La gestione integrata delle tre compagnie è stata avviata la scorsa estate non appena Unipol aveva acquisito la maggioranza di Fonsai, ma solo ora che UnipolSai è stata iscritta nel registro delle imprese e non ha più ombre davanti può far emergere quel valore reddituale e industriale che aveva indicato nel progetto di integrazione. E che dovrebbe consentire di premiare con il dividendo le coop azioniste di maggioranza. Cimbri ha ribadito nei giorni scorsi che la validità industriale del matrimonio era stata individuato ben prima della proposta ufficiale di salvataggio arrivata da Mediobanca, ora deve dimostrarlo. La seconda compagnia italiana per dimensioni nasce come una holding operativa con sette divisioni per ciascuna delle compagnie che ha assorbito (Unipol, Fondiaria, Sai, Milano, Sasa e Nuova Maa) ma deve ancora unificare il loro portafoglio prodotti, riorganizzare le rete delle 4.500 agenzie, sistemare dirigenti in sovrapposizione e stabilire le funzioni delle sedi di Milano e Torino rispetto al quartier generale di Bologna.
Obiettivi di utile
Il piano strategico al 2015 prevede di raggiungere un utile di 814 milioni con premi per 15,6 miliardi, invariati rispetto al 2012, e sinergie per 349 milioni l’anno a regime, con costi di integrazione cumulati per 302 milioni. Un primo aiuto all’alleggerimento dei costi (150 milioni) è arrivato poco prima di Natale con la formalizzazione dell’accordo con i sindacati per il prepensionamento dei 900 dipendenti grazie al ricorso al fondo di solidarietà assicurativo. L’intesa, la prima del genere a livello nazionale, prevede anche la rinuncia ai licenziamenti collettivi e la creazione di poli specialistici di gruppo localizzati nelle città per limitare i trasferimenti dei lavoratori. Per un gruppo con 11.500 dipendenti controllato da azionisti cooperativi non è secondario poter vantare una gestione sostenibile sul piano sociale oltreché finanziario.
Anche perché sul fronte dei conti Cimbri continua a rassicurare tutti. L’andamento del gruppo «è in linea se non oltre le previsioni del piano» ha detto nei giorni scorsi. E ha sottolineato, in occasione del bilancio dei 9 mesi, che «come management il nostro intendimento in base alle previsioni che abbiamo adesso è di confermare la remunerazione del capitale… un’adeguata remunerazione non è un attività secondaria bensì primaria di chi amministra aziende quotate».
Soci da remunerare
UnipolSai fa capo per il 63% alla holding Ugf, controllata dalle coop riunite in Finsoe. La cassaforte della cooperazione presieduta da pochi giorni da Adriano Turrini, di Coop Adriatica, ha bisogno di portare a casa un dividendo per compensare lo sforzo fatto per Fonsai. Finsoe ha contribuito con un aumento di capitale di 300 milioni all’acquisizione del gruppo dei Ligresti ma registrava nel bilancio 2012 un indebitamento di 890 milioni e aveva in carico il 50,7% di Ugf a una cifra superiore ai valori di borsa: 2,2 miliardi contro una capitalizzazione dell’intera società di meno di 2 miliardi. Tale valutazione, spiegava il bilancio, è stata determinata «tenendo conto della redditività prospettica». Il progetto di Cimbri prevede che UnipolSai si concentri solo sul business assicurativo. In questo quadro va letta la vendita della partecipazioni ereditate da FonSai (Pirelli, Mediobanca, Generali), la mancata adesione all’aumento di capitale Alitalia e l’uscita dai patti di sindacato (Rcs, Sorin). Dell’eredità scomode ricevute dei Ligresti restano ancora da sistemare gli immobili e la partecipazione in Atahotel, fonte di perdite e grattacapi come l’altra partecipazione storica di Bologna, Unipol banca. L’istituto di credito controllato per il 67,74% da Ugf e per il restante 32,26% dalla UnipolSai dovrà essere ricapitalizzato per l’ennesima volta a breve così come Atahotel. Ma Cimbri tranquillizza: «Abbiamo la capacità di produrre reddito su tutte le altre componenti questo consentirà di assorbire anche una cifra più importante di quella che la banca ha fino a ora evidenziato senza sconvolgere i programmi del gruppo».

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