Allo stabilimento Bassetti di Rescaldina ci sono le catene ai cancelli, due secoli di storia vanno in archivio
La Bassetti, ultima grande azienda tessile dell’Alto Milanese si è arresa.

La Bassetti, ultima grande azienda tessile dell’Alto Milanese si è arresa.

E’ notizia di questi giorni della chiusura definitiva dello storico stabilimento di via per Legnano Rescaldina. Già da qualche tempo, solo i 70 dipendenti rimasti in produzione erano stati trasferiti a Cuggiono, gli uffici portati a Legnano, insieme anche allo Spaccio trasferito in piazza Alberto da Giussano. 

La storia

La storia di Bassetti inizia a Milano in Piazza S. Stefano, nel cuore della Cà Granda, l’attuale Università degli Studi. Qui Carlo Baroncini, cugino di Giovanni Bassetti, apre un emporio in cui vende tele, tovaglie di fiandra, fazzoletti di lino e battista, servette, coperte, tende e maglie. Uomo intraprendente e con una spiccata mentalità imprenditoriale, Carlo Baroncini investe nell’autonomia del prodotto per garantire qualità economicamente vantaggiosa e aumento di volumi e vendite. Viene così inaugurata una tessitura a mano a Rescaldina che ben presto arrivata ad attivare oltre cento telai.

Il signor Boussac, industriale innovativo e proprietario di un grande gruppo tessile, acquistò il marchio Jalla e decise di imprimergli una crescita industriale e tecnologica senza precedenti: Jalla divenne il più grande produttore europeo di spugna. Bassetti lancia sul mercato un’idea rivoluzionaria: la biancheria viene finita e consegnata, subito disponibile, pensa a lasciarla per sempre più impegnata nella lavatrice di casa tua. A cinquant’anni Bassetti era la prima azienda italiana ad investire in pubblicità. Inaugurato il nuovo stabilimento di Rescaldina. Il timbro lo definisce “lo stabilimento più moderno d’Europa per l’industria più antica del mondo”. Nel 1984 i primi segnali di crisi con un forte indebitamento che portò la famiglia Bassetti a vendere alla Marzotto, quindi al Gruppo Zucchi con azionista di maggioranza Buffon. Intanto però la fabbrica proseguiva con sempre meno addetti.

Il futuro

Il futuro dello stabilimento è in divenire. La proprietà vorrebbe radere al suolo buona parte dello stabilimento e quadruplicare la parte dedicata ai magazzini di logistica; l’Amministrazione comunale di Rescaldina invece, ha posto quattro condizioni precise: garanzie sulla viabilità del nuovo Polo, mantenere l’edificio caratteristico di via Saronnese, salvaguardare il museo e la quarta riguarderebbe gli oneri di urbanizzazione: per la proprietà infatti devono essere computati sulla ristrutturazione di un edificio esistente, per il comune, invece, vista la demolizione ricostruire ex novo.

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