Il titolo Ferrari continua la fase calante in Borsa.
La perdita intraday superiore al 15% aveva cancellato miliardi di capitalizzazione. Ferrari ha tentato un timido rimbalzo nella seduta di venerdì 10 ottobre 2025, chiudendo intorno a 354 euro nel giorno successivo alla presentazione del nuovo piano industriale al 2030. La situazione a metà pomeriggio di lunedì 13 ottobre: azioni Ferrari a quota 334,10 euro.
Tonfo di Ferrari in Borsa
Nulla da fare: il piano Ferrari, pur coerente con le ambizioni di lungo periodo del Cavallino, ha lasciato il mercato con più dubbi che certezze.
Il mercato voleva di più e invece la nuova rotta delineata dall’amministratore delegato Benedetto Vigna e dal Cfo Antonio Picca Piccon prevede ricavi per il 2030 attorno a 9 miliardi di euro e un Ebitda di almeno 3,6 miliardi (con margine superiore al 40%), con una crescita media dei ricavi intorno al 5% annuo.
Si tratta di valori comunque inferiori alle aspettative del consensus. Inoltre Ferrari ha ridotto la quota di vetture totalmente elettriche attese al 2030 dal 40% al 20%, scegliendo una transizione più graduale verso l’elettrico e lasciando una porzione importante della gamma al motore termico e all’ibrido. Queste scelte sono state percepite come eccessivamente prudenti dagli operatori.
Tutto questo, unito al crollo di Ferrari di appena due mesi e mezzo fa (fine luglio), fa sorgere più di una preoccupazione.
Prima dell’evento, Ferrari viaggiava su multipli molto elevati (P/E stimato elevato rispetto al settore), riflettendo attese di crescita e pricing power del brand. In pratica, dopo il tonfo di giovedì 31 luglio (da 385,30 euro a 346,10 euro), c’era ottimismo riguardo alla capacità di Ferrari di recuperare in Borsa.
Oggi il rischio che Ferrari possa fare la fine di Maserati è assolutamente improbabile, ma per il board del Cavallino rampante raddrizzare la rotta rimane comunque imperativo.
Scattano i downgrade sul target price delle azioni Ferrari
La sofferenza di Ferrari in Borsa ha fatto scattare una serie di downgrade relativamente al target price:
- Equita pone un target price di 380 euro. Equita vede coerenza nel piano ma sottolinea che il consensus dovrà ridimensionare le attese, ovvero sales, Ebitda, Eps e Fcf cumulato inferiori al consensus;
- Banca Akros vede un target a 350 euro;
- Jefferies mantiene una lettura più cauta, con un target a 420 euro;
- Hsbc mantiene Buy ma taglia target a quota 415 euro, da 470 euro. Si sostiene che il piano è conservativo ma che i fondamentali restano solidi;
- Oddo Bhf riduce il target price da 470 euro a 430 euro. Il piano viene valutato come prudente e si ritiene possibile un outperformance operativo nel tempo;
- il portale Investing punta a un prezzo target medio a 12 mesi per Ferrari di 416,95 euro con un massimo stimato 485,35 euro e un minimo stimato di 340 euro.
Investire in azioni Ferrari oggi, conviene sì o no?
In questa sede non si inviterà l’utenza a investire in Ferrari, così come non si inviterà a evitare il titolo. Dopo aver fornito il quadro iniziale, di seguito alcune informazioni così che ognuno possa trarre le sue conclusioni.
Gli elementi da monitorare nelle prossime settimane sono diversi, e ciascuno di essi potrebbe incidere rapidamente sul target price di Ferrari. Nei prossimi mesi, il mercato guarderà con attenzione soprattutto a quattro fattori chiave.
Il primo è la stagione delle trimestrali: dai conti del 2025 ci si aspetta qualche segnale concreto sulla direzione della redditività. Eventuali ritocchi alle guidance 2025-2026, in meglio o in peggio, saranno il primo test per capire se la prudenza del piano 2030 è stata eccessiva o giustificata.
In secondo luogo c’è il capitolo Elettrica, la prima Ferrari a zero emissioni. Gli investitori vogliono capire non solo i tempi del lancio, ma anche i margini industriali: finora la casa di Maranello ha scelto di mantenere un forte controllo interno su componenti strategiche come batterie, assali elettrici e sospensioni attive, ma non ha ancora chiarito quale sarà l’impatto economico di questa scelta.
Un terzo elemento riguarda le reazioni del consensus. Se le principali banche d’affari continueranno a tagliare le stime, il titolo potrebbe restare sotto pressione. Al contrario, eventuali revisioni al rialzo dopo risultati migliori delle attese potrebbero favorire un recupero graduale delle quotazioni.
Quarto: non va dimenticato il contesto più ampio, cioè i tassi d’interesse, cambio euro/dollaro e clima macroeconomico.