Caso Cattolica fra le assicurazioni

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cattolicaCattolica è l’unica compagnia assicurativa quotata che ha forma di società cooperativa e che, come tale, applica il principio del voto capitario. Un profilo perfettamente attinente a quello finito nel mirino del governo, al lavoro per provare a sradicare il modello storico delle banche popolari. Il legame non è evidentemente sfuggito all’occhio attento del mercato e gli effetti sono tutti nella performance di borsa registrata ieri dal titolo del gruppo: +6,17% a 6,02 euro. Un balzo tanto più significativo perché segnato in una fase di “stasi” delle quotazioni della compagnia, a riprova del fatto che Piazza Affari ha dato il via agli acquisti sull’ipotesi che la società possa essere coinvolta dalla riforma.
Allo stato non è possibile dire se l’intervento sulle banche popolari avrà realmente conseguenze anche su Cattolica ma alcuni osservatori fanno notare due aspetti che meritano una certa riflessione. Innanzitutto va ricordato che l’Autorità di controllo di riferimento per il gruppo è Ivass, Authority che a sua volta fa ora capo a Banca d’Italia, cui spetterà “operativamente” il compito di gestire l’eventuale complessa transizione. E questo è un primo indizio a favore di un potenziale coinvolgimento. Il secondo lo si trova nelle pieghe della relazione sulla governance scritta da Cattolica stessa. In quelle righe il gruppo spiega che «le principali disposizioni cui la Società è sottoposta, oltre a quelle generali inerenti l’esercizio dell’attività assicurativa, sono quelle correlate alla natura cooperativa della società. Si ricorda inoltre la Legge del 17 febbraio 1992, n. 207, relativa alla disciplina delle azioni». La norma, cui la compagnia fa riferimento, è una disposizione che di fatto il gruppo condivide con quelle che disciplinano le azioni delle banche popolari.
Questi, allo stato, sono gli unici due elementi, oltre alle scommesse del mercato, che legano Cattolica al destino delle Popolari. Salvo che, facendo un tuffo nel passato, non venga rispolverato quell’antico progetto, rimasto su carta e mai realmente approfondito, di una trasformazione del gruppo in una normale società di capitali. Solo pochi mesi fa, alla vigilia dell’aumento di capitale, da Cattolica assicuravano che non c’era allo studio alcun cambiamento della forma societaria. L’ultima parola, però, a questo punto spetta al governo. Si vedrà se porterà avanti l’offensiva sulle Popolari e si vedrà se questa andrà a intaccare anche gli equilibri di Cattolica.

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