Lo scenario sul futuro dell’istituto, chiamato a ricapitalizzare con un intervento che potrebbe essere superiore ai 200 milioni e avvicinarsi ai 250 milioni, resta decisamente fluido. Ma gli assicuratori di Trento sarebbero pronti a recitare un ruolo importante nella partita.
A seguire da vicino l’operazione sarebbe anche Unicredit , già presente in Trentino ma interessata da tempo a presidiare l’Alto Adige. Ma sul tavolo ci potrebbe essere anche un’altra soluzione, con il coinvolgimento nel riassetto della Popolare dell’Alto Adige, destinata a trasformarsi in società per azioni, e della Cassa rurale dell’Alto Adige, verso la creazione di un unico aggregato bancario per il territorio. Scenario, quest’ultimo, che sarebbe decisamente più interessante per Itas, volenterosa di ampliare la rete distributiva oltre i circa 150 sportelli della Cassa di risparmio di Bolzano, in cui oggi colloca polizza danni grazie alla joint venture bancassicurativa creata con l’istituto.
Certo anche quest’ultimo progetto è pieno di incognite. Non solo per la difficoltà di mettere d’accordo più soggetti coinvolti e per il fatto che le altre banche hanno già un partner assicurativo: la Cassa rurale dell’Alto Adige, in particolare, ha la sua compagnia, Assimoco. Ma soprattutto perché la Banca d’Italia potrebbe non gradire l’alta concentrazione territoriale dell’aggregato bancario. Il tempo a disposizione, in ogni caso, non è molto e Itas resta in attesa di capire quale possa essere il piano industriale per il rilancio della banca, prima di decidere le sue mosse. Mentre anche un’altra compagnia assicurativa potrebbe essere della partita. Si tratta di Eurovita, assicurazione rilevata lo scorso anno dal fondo americano Jc Flowers, che tra i suoi soci ha anche la Cassa di Risparmio di Bolzano (5,6%). Anche lei potrebbe partecipare alla ricapitalizzazione dell’istituto, dove colloca le sue polizze Vita. Per una quota, però, che sarebbe minore.