Montepaschi, blitz al Senato Bond ripagati con altri bond

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Nuove regole per il pagamento degli interessi sui Monti-bond da parte del Montepaschi. Secondo un emendamento dei relatori al «decreto crescita» presentato in commissione Industria al Senato, gli interessi sulle obbligazioni del Tesoro potranno essere pagati dalla banca senese «in forma monetaria fino a concorrenza del risultato di esercizio», in «nuovi strumenti finanziari» e in azioni.
In pratica Mps potrà pagare gli interessi sui Monti Bond emettendo altri Monti Bond, e quindi non in azioni, allontanando così la possibilità di una semi-nazionalizzazione da parte del Tesoro. Il precedente testo, invece, imponeva il pagamento in azioni in caso di perdita (di fatto certa per il 2012) per remunerare le cedole e questo avrebbe portato il Tesoro a circa il 10% nel capitale di Rocca Salimbeni, alle spalle della Fondazione Montepaschi. L’emendamento ha inoltre prorogato di un mese il termine per chiedere i bond, portandolo al 31 gennaio 2013.
Il Tesoro potrà quindi aumentare l’ammontare dei Monti Bond sottoscritti da 3,9 a oltre 4 miliardi e così Siena potrà pagare i 170 milioni di euro di interessi sugli 1,9 miliardi dei Tremonti Bond già ricevuti.
Alla fine dunque, se l’emendamento sarà approvato, il braccio di ferro tra Tesoro e Commissione Ue sul valore da attribuire alle azioni date in pagamento dei bond verrà risolto alla radice con questo compromesso. D’altronde via XX Settembre voleva evitare l’ingresso nel capitale di Mps, né la banca voleva subire un trattamento differenziato e più severo da parte dell’Europa in materia di aiuti di Stato. Nelle argomentazioni con Bruxelles il fronte italiano aveva fatto notare una diversità di trattamento rispetto alle banche salvate dagli Stati in altri Paesi, in quanto quotata.
«Le azioni Mps sono valutate a prezzi di mercato perché la banca è quotata: ma se non lo fosse stata, come si sarebbe dovuto calcolare il valore delle azioni?», era l’argomentazione. E si faceva il caso della tedesca NordLb, non quotata, per la quale è stato trovato un valore vicino a quello del patrimonio netto. E, in quel caso, Bruxelles non ha obiettato. Così si è trovata quest’altra via, che comunque dovrà pur sempre essere approvata dalla Ue.

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