La revoca colpisce un quinto dei fidi

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Gli imprenditori e gli analisti lo vanno dicendo da tempo: se l’eurozona non trova una soluzione concreta ed efficace per allentare le tensioni sul credito, non solo la ripresa non arriverà ma molte realtà produttive rischiano di finire gambe all’aria. E a soffrire non sono più soltanto le piccole. Succede anche alle imprese di medie dimensioni che non hanno la flessibilità delle imprese di taglia minore ma neppure le spalle larghe di quelle grandi.
I segnali di una situazione su cui l’analisi della Banca centrale europea ha riacceso i riflettori guardando a quanto è accaduto nella seconda metà del 2011 si sono intensificati nella prima parte di quest’anno nonostante la parziale riduzione dello spread e un leggero allentamento della tensione rispetto agli ultimi mesi dell’anno scorso.
Il dato più aggiornato che dà la percezione delle difficoltà delle imprese è quello di Eurofidi che con 47mila imprese associate e 33 filiali in tutte le regioni è il più grande Confidi italiano e uno dei più grandi a livello internazionale. Nel primo semestre (i dati devono ancora essere sottoposti al cda) sono state revocate garanzie per 707 milioni di euro, pari al 19,8% di quelle esistenti che ammontavano a 3,56 miliardi. Nei primi tre mesi il dato non superava il 19%. Il che proietta i tre mesi successivi ben oltre il 20%, un quinto del totale.
Ma c’è un’altra cifra che conferma il quadro complicato del mercato del credito. Nei primi sei mesi dell’anno Eurofidi ha concesso garanzie per 618 milioni di euro a fronte di 1,13 miliardi di finanziamenti erogati dal sistema bancario: rispetto allo stesso periodo del 2011 il calo è stato di circa l’11 per cento.
Solo ieri Vincenzo Manes, a cui fa capo il gruppo KME, indicava proprio nel credito il principale nodo da sciogliere per ridare fiato all’economia.
Solo poche settimane orsono, nel bollettino di luglio la Banca d’Italia sottolineava come il flusso di nuove sofferenze nel primo trimestre fosse aumentato al 2,9% dell’ammontare complessivo dei prestiti alle imprese, «collocandosi sui livelli più elevati dall’inizio della crisi finanziaria» anche se «ben inferiori rispetto ai massimi storici». L’incidenza di crediti alle imprese in temporanea difficoltà (incagli e ristrutturazioni) – notava ancora Bankitalia – a maggio è aumentata al 7,1% dal 6,6% di febbraio.
Risalendo all’indietro, è significativo l’aumento degli incagli registrati nel 2011 dai 47 Confidi di Federconfidi, cresciuti quasi del 33% rispetto all’anno prima.
Un altro spaccato delle tensioni sul credito soprattutto per le famiglie e le piccole e piccolissime imprese viene dal mondo del credito cooperativo, 400 banche locali con 4.400 agenzie, pari al 13% della rete italiana, e 7 milioni di clienti.
«L’ultima rilevazione è di marzo quando le sofferenze erano aumentate del 22% rispetto ad un anno prima – spiega il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi – un ritmo più alto rispetto al 14% dell’intero sistema bancario. Paghiamo il prezzo della coerenza, abbiamo continuato a sostenere i nostri clienti anche durante al crisi». Questo non ha impedito al sistema delle Bcc di mantenere sotto controllo le sofferenze lorde, «rimaste inferiori a quelle di sistema: 5,3% contro il 5,5%» ricorda Azzi il quale sottolinea anche la solidità dei coefficenti patrimoniali, con «il Core tier 1 al 14%, ben al di sopra della media» che si colloca intorno al 10 per cento.
Ma c’è anche chi, nell’anonimato, racconta del clima teso che si respira durante gli incontri tra istituti di credito per le ristrutturazioni del debito delle imprese. «I veti incrociati tra banche su tavoli diversi non fanno che ingessare del tutto la situazione» racconta un banchiere.
Sui timori espressi dalla Bce è intervenuta anche l’Abi che ha confermato l’aumento delle sofferenze ma ha invitato a «non esprimere giudizi affrettati sulla condizione strutturale della qualità del credito delle banche italiane». Il sistema «resta solido» e perfino in uno scenario macroeconomico particolarmente avverso come quello del 2012 il tasso di decadimento dei prestiti non dovrebbe aumentare sostanzialmente rispetto al 2011.

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