L’All-in di Draghi: i mercati staranno al gioco?
Mario Draghi difende il Quantitative Easing

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Draghi ha messo in campo tutto quello che poteva utilizzare, forse troppo se concentrato in un’unica decisione, tanto da aver trasmesso al mercato l’idea che ulteriori interventi da parte della BCE possano risultare, se non inverosimili, quanto potenzialmente inefficaci (sia dal punto di vista di trasmissione degli effetti all’economia reale, sia soprattutto a livello di quotazione dell’euro). Le porte per ulteriori tagli di tassi sono state lasciate aperte, pur essendo passato il concetto che tali livelli possano essere sufficienti; inoltre, i tassi rimarranno bassi per un periodo di tempo esteso almeno fino al termine degli acquisti di asset, attualmente portati a 80 miliardi al mese e prorogati fino a marzo 2017.

Così facendo il mercato sa che i tassi potrebbero rimanere effettivamente bassi sulla parte lunga della curva, con tassi in Usa che potrebbero essere rialzati soltanto a partire da questa estate in avanti, offrendo un differenziale interessante che potrebbe portare a guadagni per chi decidesse di muoversi sul mercato valutario acquistando dollari. Un dollaro che sta vincendo, nel medio periodo, la sua battaglia a livello di debolezza contro l’euro. In sintesi, andare a far scendere il dollaro contro l’euro sembra una buona idea per tutti, con l’euro che potrebbe tornare verso area 1.0500/1.0800 dopo eventuali tenute di resistenze passanti tra 1.1500 e 1.1750. Assisteremmo, dunque, a un euro che non si indebolirebbe troppo e a un biglietto verde che non salirebbe in maniera univoca (la parità sarebbe deleteria adesso soprattutto per i costi di approvvigionamento e metterebbe in difficoltà gli Stati Uniti, in rallentamento). Sul fronte borse, dopo i festeggiamenti iniziali, abbiamo avuto una brusca inversione di tendenza, a testimonianza del fatto che i mercati potrebbero dare più importanza ai dati ed alla situazione economica reale, piuttosto che alla liquidità immessa nel sistema.

 

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