La politica monetaria non convenzionale: efficacia e rischi
Il difficile governo in banca uic

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Il 21 ottobre 2016 la Banca d’Italia ha ospitato un workshop su “La politica monetaria non convenzionale: Efficacia e rischi”.

Il workshop si è focalizzato sull’efficacia e i possibili rischi della politica monetaria non convenzionale, dedicando particolare attenzione al programma di acquisto di titoli (Asset Purchase Programme, APP) e alle altre misure adottate dal Consiglio direttivo della BCE. L’APP è stato lanciato nell’autunno del 2014; esso è stato successivamente rafforzato – in particolare all’inizio del 2015, con l’inclusione dei titoli di Stato – e la sua durata è stata allungata. Il programma continuerà fino a marzo 2017, o oltre se necessario, e comunque fino a quando la traiettoria dell’inflazione non mostrerà un aggiustamento sostenuto e coerente con l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Alla luce dell’inflazione persistentemente molto bassa e della crescita modesta nell’area dell’euro, un certo numero di commentatori ha espresso dubbi riguardo l’efficacia del programma. Altri hanno manifestato il timore che l’APP possa comportare effetti collaterali indesiderati, soprattutto per quanto concerne la stabilità finanziaria. I lavori presentati nel workshop affrontano queste tematiche, rendendo disponibili analisi ed evidenze empiriche che possono aiutare i policymaker sia nel valutare l’efficacia delle misure adottate finora sia nel soppesare i rischi che potrebbero emergere in futuro. Il workshop, che ha avuto luogo a Palazzo Koch il 21 ottobre 2016, ha visto la partecipazione di esperti della Banca d’Italia e di altre istituzioni italiane e internazionali appartenenti sia al mondo accademico sia a quello della politica monetaria.

Le nove presentazioni (tutte accompagnate da una discussione) sono state raggruppate in quattro sessioni. I lavori presentati nella prima sessione si sono concentrati sui principali meccanismi di trasmissione attraverso i quali le politiche monetarie non convenzionali influenzano il quadro macroeconomico, fornendo stime quantitative della loro efficacia. La seconda sessione ha esplorato la reazione dei prezzi dei titoli all’APP e ad altre misure non convenzionali adottate nell’area dell’euro e negli Stati Uniti. La terza sessione è stata dedicata all’evidenza empirica sugli effetti di ribilanciamento di portafoglio e sulla possibile emersione di bolle nei mercati finanziari. La quarta sessione ha proposto una analisi empirica del ruolo dell’intermediazione bancaria nella trasmissione degli impulsi di politica monetaria all’economia reale, in particolare attraverso l’offerta di credito.

I principali messaggi emersi dalle presentazioni e dal dibattito sono i seguenti. Le misure adottate finora sono state (molto) efficaci; in particolare, la riduzione dei rendimenti sovrani ha migliorato il quadro finanziario e lo ha reso meno incerto. Questi effetti non sono stati ottenuti a scapito della stabilità finanziaria: le quotazioni dei titoli sono in linea con i fondamentali e non vi è uno spostamento generalizzato verso un’eccessiva propensione al rischio degli operatori (questi risultati si aggiungono a quelli di altri studi, non inclusi nel programma dell’incontro, che parimenti escludono la presenza di effetti collaterali perversi dell’APP in termini di redistribuzione della ricchezza e del reddito). Riguardo ai canali di propagazione, un ruolo cruciale è ricoperto dal canale della fiducia e delle aspettative; un ritiro prematuro dall’accomodamento monetario potrebbe pertanto non solo indurre un ritardo nel proseguimento della ripresa ma favorire anche la riemersione di tensioni nei mercati finanziari, allontanando ulteriormente l’area dell’euro dal raggiungimento della stabilità dei prezzi. Da ultimo, l’indebolimento dei bilanci delle banche e la loro debole redditività possono costituire un ostacolo rilevante alla trasmissione degli impulsi di politica monetaria verso settori cruciali dell’economia; la rilevanza di questi fattori potrebbe essere esacerbata da un orientamento eccessivamente restrittivo della regolamentazione prudenziale, che dovrebbe quindi essere evitato.

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