Alitalia: Referendum per salvare la compagnia di bandiera
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Non ci sono alternative per la nostra compagnia di bandiera Alitalia, nessuna nazionalizzazione. Nessun’altra soluzione se non un sì al referendum indetto sul verbale d’intesa tra azienda e sindacati per il futuro della compagnia. A poche ore dal termine dal referendum i lavoratori dovranno esprimersi sulla condotta che Alitalia dovrà tenere per il suo salvataggio.

Alitalia al voto, i sindacati scendono in campo

Il nostro ministro delle infrastrutture Graziano Del Rio ed il presidente del consiglio Paolo Gentiloni sottolineano che bisogna perseguire con coraggio la strada intrapresa. Il ministro del Rio tiene a sottolineare la linea del governo. La decisione di quest’ultimo è mettere uno stop alle speculazioni su un possibile intervento dello stato come per altro già fatto diverse volte nel caso che vincesse il “NO” all’accordo al referendum indetto.

Una soluzione invocata dai sindacati di base mentre a scendere in campo in prima persona a favore del sì al pre accordo ieri sono anche i leader di Cisl, Uil e dell’Ugl. Intanto l’affluenza al voto è stata altissima, 12.500 i lavoratori aventi diritto ovvero sia intorno al novanta per cento. I diversi seggi attivi tra Roma e Milano saranno aperti ai dipendenti Alitalia fino alle 16, dopo di che si procederà allo spoglio delle schede.

Sì o No?  Per Alitalia è un momento critico

In caso di una sconfitta del “NO” già domani martedì 25 si procederà ad avviare una procedura di amministrazione di sostegno straordinaria. 

“La prospettiva in caso di vincita del “NO” sarà quella del commissariamento della compagnia. Inoltre si rischia una liquidazione della nostra compagnia di bandiera”. Queste le parole del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. 

Nel caso della vincita del “SI” è già previsto un consiglio di amministrazione mercoledì 27 per sbloccare la ricapitalizzazione di 2 miliardi di euro di cui 900 milioni di cassa fresca.

Migliaia di posti di lavoro a rischio

Sul fronte degli esuberi, il pre accordo prevede tagli dei posti di lavoro, quindi di esubero del personale a tempo indeterminato, da 1380 a 980 posti con un taglio degli stipendi per i rimanenti dell’otto per cento.

“Alitalia morirà se verrà bocciato il piano. I lavoratori di Alitalia hanno ora in mano il destino della loro azienda” afferma Annamaria Furlan, ricordando che “non c’è oggi una alternativa concreta al piano industriale di sviluppo e di ricapitalizzazione”, facendo “appello al senso di responsabilità dei lavoratori di Alitalia”.

Certo la domanda è se anche gli esuberi saranno contenti di partecipare al referendum e di prendersi la responsabilità di rimanere a casa magari con famiglia e mutuo da pagare nonostante gli ammortizzatori sociali.

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