Alitalia: un esempio di errori e malgestione
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È affascinante ammirare il mare piccolo come una frittella, a due volte l’altezza della più torreggiante montagna d’Europa. Non può mancare una chiosa di stupore al passeggero che, dai tre strati di plexiglass del suo minuscolo oblò, guarda la riga azzurra sotto di sé sgranocchiando la galletta offerta dal vettore e difficilmente può considerare che attorno al suo sedile in tessuto antifiamma, mentre è in volo forse da un continente all’altro, ruota un sistema di estrema complessità sia tecnologica che di natura normativa, istituzionale, economica e finanziaria.

Un universo dinamico a cui l’aereo fa la sua parte, ma le compagnie che intendono essere sul mercato sono obbligate a plasmarsi a ogni contesto ambientale, per conseguire o mantenere il vitale vantaggio competitivo. E questa considerazione non si riferisce solo al manto di regole necessarie al funzionamento di un apparato così multiforme, quale, ad esempio, la direttiva tariffaria, quanto anche allo stretto legame del settore con l’andamento economico globale in cui devono convergere diversi modelli di business e di andamenti politico-amministrativi. Quindi, è facile intendere come tante caratteristiche così eterogenee impiantate su dinamiche concorrenziali convergano in diverse discipline, spesso addirittura in guerra tra loro.

Le strategie delle compagnie di volta in volta devono concretizzarsi in accordi cooperativi, in alleanze strategiche e in macchinosi complessi di fusioni e acquisizioni, indispensabili per dare internazionalità al servizio. Si tratta di fenomeni che, negli ultimi decenni, hanno generato un processo di consolidamento e una fisiologica riarticolazione delle imprese operanti nel settore che disegnano lo scenario aggressivo in un segmento della vita civile che risulta sempre più trasversale e dominante.

Il tema si è iniziato a trattare con metodologia scientifica a partire dagli anni Ottanta, quando negli Stati Uniti fu applicata l’Airline Deregulation Act, una legge federale promulgata nel 1978 sotto l’Amministrazione del presidente nocciolinaro Jimmy Carter, che ha ridefinito il settore delle compagnie aeree americane su aree estremamente insidiose quali tariffe, rotte e accesso al mercato, introducendo poi una piattaforma liberalizzata da qualsiasi controllo governativo; l’impostazione, ne siamo persuasi, ha portato alla subalternità dello stato di diritto rispetto al mercato. Ma questo è un altro punto da sviluppare magari in un momento diverso. Fatto certo è che dalla concretizzazione di quel dispositivo, il mondo del trasporto aereo è cambiato con un abbattimento delle tariffe e un’elevata offerta di viaggi.

La letteratura europea, con il solito torpore che caratterizza indistintamente le cancellerie dell’intero Vecchio Continente, si è, invece, articolata in forma disciplinare con circa un decennio di ritardo, fiaccando ogni consistenza delle proprie energie e ripiegando alla subalternità rispetto agli alleati dell’altra sponda dell’oceano.

Ci siamo cullati in una introduzione fin troppo corpulenta perché tenevamo a condividere molte delle difficoltà che si incontrano quando si affronta il tema del trasporto aereo e per evidenziare con quale imperizia è stata aggredita una fenomenologia nuova, articolata e madre di cambiamenti immensi.

Qualche appassionato di vecchie storie americane -che ci auguriamo caldamente sia tra i nostri follower- ricorderà i grandi schermi con le immagini nostalgiche di compagnie con testimonial Charles Lindbergh, il grande trasvolatore degli anni Trenta. E pure gli elicotteri che si adagiavano sul tetto dell’attuale MetLife Building, con i suoi 59 piani sulla Park Avenue di New York per offrire la maggior rapidità di trasporto ai suoi clienti. Emblemi di un’epoca e di una Nazione, che sono falliti assieme a tanti altri senza possibilità di scampo, incalzati da una concorrenza spietata e da una lungimiranza senza precedenti.

L’Europa, lo abbiamo detto, è diversa sia per organizzazione che per mentalità e se la sua cautela ha evitato grossi crolli, nel tempo la poliedricità che ne caratterizza l’architettura ha consolidato approcci strategici incerti e disgregati.

E a questo punto del racconto arrivano le dolenti note di casa nostra! Perché Alitalia si è fatta travolgere da tutte le crisi che hanno spazzolato il trasporto aereo e non ha progredito come Air France o Lufthansa? Onestamente riteniamo che le risposte siano tentacolari e ciascuna meriterebbe un intero approfondimento.

Noi quindi ci limitiamo a qualche considerazione razionale.

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