Basta con le bugie vogliamo lavorare in Melegatti al servizio di un imprenditore serio e affidabile
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Con i cartelli in mano o con i manifesti appesi alla recinzione dello storico stabilimento, le parole dei dipendenti Melegatti erano sempre le stesse: «Basta con le bugie, vogliamo lavorare in Melegatti al servizio di un imprenditore serio e affidabile. È chiedere troppo?». Ma oltre a questo, i dipendenti, ieri, chiedevano esplicitamente un passo indietro della presidente Emanuela Perazzoli e di chi, tra i soci, non è più interessato a proseguire l’attività nell’industria dolciaria. Una manifestazione pacifica ma determinata, quella dei lavoratori dello storico marchio di pandori che, ieri, per tutti i turni di produzione previsti hanno scioperato chiedendo certezze sul futuro loro e dell’azienda fondata nel 1894. Purtroppo, per adesso, l’unica certezza di cui dispongono è che da oggi, e fino al 31 ottobre, scatterà la cassa integrazione. Così la campagna di produzione dei pandori, di cui Domenico Melegatti fu l’inventore, appare sempre più difficile da avviare. E anche nel nuovo stabilimento di San Martino Buon Albergo, quello in cui l’azienda tanto ha investito per destagionalizzare l’attività, è arrivato l’ordine di coprire i macchinari destinati alla produzione di croissant. Non che la situazione finanziaria dell’azienda fosse semplice, ma l’inizio della cassa integrazione, dal punto di vista produttivo decisamente non facilita le cose. «A dire la verità – chiariscono i sindacati – partire con la produzione in queste condizioni sarebbe stato molto difficile: in azienda non c’è un panetto di burro, non un sacco di farina. Gli stipendi non sono stati pagati. Per partire serve che i soci si attivino davvero». E questo era lo scopo della manifestazione pubblica di ieri. Chiamare l’intera compagine sociale a prendere decisioni a favore dell’azienda e a farlo nel più breve tempo possibile. Perché, è vero che è già stata fissata un’assemblea dei soci il prossimo 30 ottobre, ma per sindacati e lavoratori quella data è troppo lontana. «Bisogna fare presto, non c’è tutto questo tempo – hanno ribadito Paola Salvi di Flai Cgil, Maurizio Tolotto di Fai Cisl e Daniele Mirandola di Uila Uil – perché se l’aumento di capitale che ci è stato ventilato fosse approvato per fine mese, la produzione ripartirebbe solo a novembre e allora avremmo già perso troppo delle nostre quote di mercato. Il nostro posto sugli scaffali dei supermercati sarebbe già stato occupato dalla concorrenza». Gli addetti della Melegatti, tra lo stabilimento storico di San Giovanni e quello nuovissimo, inaugurato lo scorso febbraio, di San Martino Buon Albergo sono una novantina, cui si aggiungono circa 200 stagionali.

Nel 2016 l’azienda ha realizzato un fatturato di 70 milioni, tuttavia l’esposizione nei confronti di banche e fornitori sarebbe superiore ai 40 milioni. Su di essi ha inciso anche il nuovo impianto di San Martino nel quale l’azienda ha investito oltre 10 milioni di euro. Le difficoltà finanziarie dell’azienda, quindi, ci sono, ma lo sono anche i dipendenti. «Qui ci sono molti lavoratori monoreddito – hanno sottolineato i sindacati – che non vedono soldi da due mesi e che restano in fabbrica a non fare niente. Ci sono stagionali che erano stati chiamati per la produzione invernale, hanno sospeso la disoccupazione e rinunciato ad altre opportunità e poi non hanno lavorato». Per illustrare la difficile situazione di Melegatti, dipendenti e organizzazioni sindacali ieri hanno incontrato il vice sindaco di San Giovanni Lupatoto, Fulvio Sartori: da parte dell’amministrazione c’è stata la disponibilità ad affrontare immediatamente la questione nel corso della riunione di giunta, e a proporsi come ente di mediazione per convocare i soci della Melegatti. Si spera sempre nell’ingresso di un nuovo socio con capitali freschi, ma per adesso, di trattative non c’è certezza. «Eppure – chiariscono lavoratori e sindacati – questa azienda ha grandi potenzialità produttive e, con il nuovo stabilimento, è in grado di competere sul mercato locale e nazionale».

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