Beppe Grillo non ha gradito i continui affondi di Conte nei suoi confronti.
Grillo stavolta lo dice esplicitamente, sottolinea che è pronto a «esercitare i diritti che lo statuto mi riconosce in qualità di garante, ossia custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 Stelle». «Secondo quanto afferma l’art. 12, lettera a) numero 2, ribadisco che ci sono degli elementi imprescindibili del Movimento 5 Stelle che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale: il nome, il simbolo e la regola dei due mandati», scrive il fondatore dei Cinque Stelle facendo esplicito riferimento alla norma che dà al garante «il potere di interpretazione autentica, non sindacabile», dello statuto.
Poi Grillo conclude con una replica al curaro all’ultima frecciata di Conte nei suoi confronti. «Aggiungo che è vero che “nessuno deve temere una comunità che discute”… ma nemmeno chi decide liste bloccate e abbracci mortali senza discuterne con la comunità», scrive il garante alludendo agli accordi in Europa e in Liguria decisi senza consultare la base.
Le parole di Grillo agitano entrambi gli schieramenti. «Scrive il giusto», afferma sui social Danilo Toninelli, mentre i contiani insorgono. Riccardo Ricciardi all’Huffington Post dice «sbaglia», mentre Michele Gubitosa parla all’Adnkronos di Grillo come di un «padre padrone». E Conte? Il presidente M5S tace ma ai suoi fa filtrare sorpresa per le parole del fondatore. L’ex premier ritiene incomprensibile come in un momento di unità e partecipazione come quello della Costituente in arrivo si possano evocare ferite e scissioni. Conte non gradisce la logica del «con me o contro di me», la ritiene elitaria. «Rimaniamo uniti» è l’incoraggiamento del leader ai suoi. Ma l’unità nel Movimento ormai è una chimera.
Lo scenario che si pone all’orizzonte è a dir poco complesso. La soluzione più probabile è che si arrivi a uno strappo tra le due fazioni. Ma il nodo è sui tempi e sui modi. Alfonso Colucci, deputato, notaio e organo di controllo che vigila sul rispetto dello statuto, mette i paletti a Grillo. L’articolo evocato dal garante secondo Colucci «dà luogo a una mera raccomandazione: si tratta di moral suasion ed è priva di qualunque efficacia giuridica». «Se dessimo un’interpretazione differente dei suoi poteri sarebbe contraria al diritto positivo, perché configurerebbe un potere padronale e di natura feudale, che contrasta con un principio fondamentale: l’assemblea è sovrana, come in ogni associazione», spiega a LaPresse. Secondo Colucci poi Grillo non avrebbe, per motivi diversi, nessun margine di azione sul tetto dei due mandati, sulla proprietà del simbolo e sulla modifica del nome del Movimento.
«L’evocazione dei suoi poteri potrebbe rivelarsi una sinecura onoraria», sostiene l’avvocato Lorenzo Borrè. Ma l’ala movimentista ricorda come proprio quella postilla sia stata al centro del primo scontro tra Grillo e Conte nell’estate 2021 e sottolinea il fatto che il potere di interpretazione autentica sia «non sindacabile» e che la norma sia stata inserita nello statuto proprio «per colmare delle lacune sottolineate in alcuni dibattimenti».
Ma la vera arma nelle mani di Grillo, che dopo altri incontri con ex M5S ha lasciato l’hotel Forum, rimane la possibilità per il garante di far ripetere la votazione dei risultati della Costituente. La votazione «s’intenderà confermata solo qualora abbiano partecipato alla votazione almeno la metà più uno degli iscritti». Un quorum altissimo per il Movimento che ultimamente fa registrare votazioni tra il 15 e il 20% di affluenza.