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Effetto Cina sui mercati, con l’azionario cinese che ha esteso il sell off, dopo che le vendite scatenate della scorsa settimana hanno mandato in fumo più di $1 trilione di valore di mercato. Snobbata la decisione della banca centrale della Cina, la People’s Bank of China (PBOC) di rivalutare lo yuan, fissandone il valore contro il dollaro a quota 6,5626. La Borsa di Shanghai ha ceduto oltre -5%, a fronte -6,6% del listino di Shenzhen.

Volatilità e panic selling: sono stati questi i temi che hanno caratterizzato i primi giorni di seduta del 2016 dell’azionario globale, con l’indice di riferimento dell’Europa, lo Stoxx 600, che ha perso la scorsa settimana -6,7%, riportando il calo settimanale più forte dall’agosto del 2011. A pesare le continue preoccupazioni sul rallentamento della crescita della Cina, alimentate dalle nuove svalutazioni dello yuan.

Piazza Affari ha visto l’indice di riferimento Ftse Mib cedere da inizio 2016 il 7,23%, zavorrato dal sell off sui titoli bancari: il listino disegna una Black closing marubozu che chiude dopo 245 sedute sotto il livello psicologico di 20.000 punti (evento che non si verificava dal 21 Gennaio 2015).

L‘indice VStoxx, che misura le attese sulla volatilità dei titoli dell’Eurozona, ha riportato il balzo, su base settimanale, maggiore da aprile.

Petrolio sotto pressione, con perdite che si aggirano attorno a -2%. Sia il WTI scambiato a New York che il Brent oscillano sotto la soglia dei $33 al barile. Il Brent ha accusato una perdita fino a -3% durante la mattina, aggiornando i minimi degli ultimi 11 anni. E secondo Morgan Stanley il fondo non è stato ancora testato. Vendite in generale sulle commodities, con il rame che testa il minimo in sette anni, ovvero dalla primavera del 2009.

Sul fronte del forex, il cambio euro/dollaro in flessione, oscilla al di sotto della soglia di $1,09.

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