«Bpm deve restare indipendente»

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Attacca i sindacati, che «hanno fatto solo i loro interessi e sono tra i maggiori responsabili della situazione in cui versa oggi Bpm». Vuole cambiare lo statuto, perché «quello attuale impedisce di avere una banca efficiente». E incoraggia i dipendenti «a non rassegnarsi all’idea di una fusione con altre banche perché Bpm può rimanere indipendente, se punta a crescere». Piero Lonardi ha appena finito di registrare un video da pubblicare su Youtube per far conoscere il programma della sua lista “Bpm per l’indipendenza” in vista dell’assemblea di sabato, che nominerà il nuovo Consiglio di Sorveglianza. Un appuntamento che lo vede opposto al candidato favorito, Piero Giarda, che gode del supporto delle liste sindacali e dei pensionati.
Lonardi, partiamo dall’inizio. Ha trascorso anni a rappresentare i soci non dipendenti. Ora, di colpo, decide di fare una lista di maggioranza e prova a diventare presidente del Consiglio di Sorveglianza. Che cosa la spinge?
Sono sceso in campo perché credo che il destino della banca sia a una svolta. Il percorso degli ultimi mesi in casa Bpm mi è apparso oscuro, mi ha fatto intravedere dei patti poco chiari attorno a Bpm e decisi lontano dalla banca.
Cosa intende dire?
Dopo il tentativo di Andrea Bonomi, andato a vuoto, di far rieleggere il Consiglio di Gestione in anticipo rispetto alla scadenza naturale di aprile ho capito che tutto era stato già deciso a Roma, tanto che i sindacati di lì a poco avrebbero sponsorizzato la lista guidata da Giarda. Di fatto quella avversaria è una lista calata dall’alto che non fa gli interessi dei soci, è una presa in giro per chi vota.
In che senso?
Giarda, come ha detto più volte, non vuole modificare lo statuto. Ma scusate: se il CdS non interviene per modificare le regole attuali, riconsegna la banca a un Consiglio di Gestione che si ritrova con poteri eccessivi e può fare ciò che vuole. Io al contrario voglio modificare lo statuto.
Qual è la sua idea di governance?
Bisogna riequilibrare i poteri tra i due organi interni: la Gestione ne ha troppo. Va previsto anche un contenimento dell’invasività dei dipendenti sui consigli, per evitare rischiosi conflitti di interesse.
Il sistema duale le piace?
Nel breve periodo è l’unica soluzione, anche se nel medio periodo non mi dispiacerebbe tornare al sistema tradizionale del Cda.
In molti le attribuiscono una vicinanza agli ex “Amici” di Bipiemme. Che cosa risponde?
Non vedo problemi nel fatto che tra gli ex “Amici” ci sia una frangia che rappresenta il disagio interno alla banca. È un’ala che ha cercato di avere posizioni diverse dal sindacato in maniera indipendente. Io però mi rivolgo a tutti i dipendenti e pensionati.
Bankitalia vuole l’aumento di capitale. È d’accordo?
Le richieste di maggiore patrimonializzazione sono più che giuste. Dobbiamo fare tutto in tempi rapidi.
A norma di statuto, con Bonomi serve l’accordo per varare
il Cdg.
Con Bonomi bisognerà scendere a patti, perché ha un potere di veto, ma occorrerà fare accordi anche con gli investitori istituzionali, i francesi di Crédit Mutuel come la fondazione Cr Alessandria.
Qual è la sua priorità?
Voglio garantire l’indipendenza di Bpm perché intravedo il rischio, in caso di vittoria della lista avversaria, di una fusione con altri soggetti. Come fa, una banca che opera in Lombardia e a Milano, una provincia che fa da sola il 10% del Pil, a rischiare di diventare preda di altre banche? Bpm anzi deve diventare polo aggregante.
Facile a dirsi, un po’ meno
a farsi.
Oggi Bpm fa soldi con il trading. Invece bisogna incrementare i ricavi da gestione caratteristica. Dobbiamo evitare i prestiti al large corporate, fare meno operazioni di sistema e concedere più prestiti alle Pmi. Se non c’è un piano di crescita, il destino della banca è di essere aggregata. Se cresciamo, no.
Se fosse eletto, quale sarebbe il suo primo intervento da
presidente?
Farei un giro nelle agenzie della banca per ridare entusiasmo a chi è in prima linea, che oggi è sfiduciato.
Ha già in mente il nome del suo possibile A.d.?
L’idea c’è già. Voglio manager che condividono il mio programma. E poi serve piena sintonia tra Consigliere delegato e presidente della Gestione.
Lonardi, pensa di poter vincere sabato prossimo?
Certo. Sono in campo per vincere, anche se i tempi ristretti non mi hanno permesso di fare campagna verso tutti i soci. Ma mi sono candidato con una lista e con un programma serio con l’obiettivo di battere gli avversari.

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