Carige, dopo l’aumento il riassetto e le assicurazioni

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Venerdì scorso l’aumento da 800 milioni si era chiuso a un passo dall’en plein, quindi l’asta dell’inoptato di ieri – nonostante abbia coinciso con una giornata nerissima per i titoli bancari – è stata una pura formalità. La vendita dello 0,14% che mancava all’appello si è chiusa in mattinata, e il cda di Banca Carige ne ha approfittato per portarsi avanti: approvato il nuovo assetto organizzativo delle prime linee del gruppo e nuova infornata di nomine.
Altri segni della «totale discontinuità con il passato», rimarca il presidente del gruppo, Cesare Castelbarco. Quella stessa discontinuità, sottolinea a Il Sole 24 Ore, «che ha consentito al nostro aumento di chiudersi con un grande successo». Chi ha sottoscritto si vedrà nei prossimi giorni, di certo – per ora – c’è che la Fondazione ha fatto la sua parte per il 19% che resta in pancia, e altrettanto i soci francesi (al 9,9%) di Bpce o la famiglia Gavio, che ha una quota fi poco inferiore allo 0,5%. Altri nomi in arrivo, da Malacalza a Bonomi? «Al momento non ne ho la percezione», assicura Castelbarco, «ma non mi stupirei». Ma chi ha partecipato all’aumento lo ha fatto credendo nella prospettiva stand alone della banca o magari fiutando l’affare in vista di qualche integrazione? «Chi ha sottoscritto lo ha fatto perché crede nel progetto che oggi abbiamo dato al nostro gruppo. Poi quello che sarà nel domani è difficile prevederlo oggi, anche perché di mezzo ci saranno i risultati del comprehensive assessment della Bce».
Le pagelle, come noto, saranno formulate sulla base dei dati al 31 dicembre 2013, ma da allora grazie al turn around e soprattutto all’aumento di capitale Carige ha visto migliorare il Common equity tier 1 phased in dal 5,4% al 9,5%; ora, un ulteriore contributo potrebbe arrivare dalla cessione delle due compagnie assicurative: «tra i diversi soggetti che si sono avvicendati in data room ce n’è un paio da cui auspichiamo di ricevere un’offerta vincolante, su entrambe le società, entro i prossimi 15-20 giorni». Morale: alla riunione del cda già fissata per il primo agosto, quando ci sarà da esaminare la semestrlae, potrebbe esserne convocata un’altra in corsa negli ultimi giorni di luglio, proprio per affrontare il dossier assicurativo.
Per quanto riguarda la banca, invece, ieri il cda ha approvato la proposta del ceo Piero Montani di riorganizzazione delle prime linee, con la costituzione di alcuni riporti diretti al consigliere delegato e di un c-level che vede coinvolti il chief lending officer, Gabriele Delmonte e il cfo, Massimo Perona (entrambi freschi di nomina), a cui si aggiungeranno a breve un chief operating officer e un chief commercial officer: «Nelle prossime settimane – dice al riguardo Castelbarco – valuteremo se disponiamo delle professionalità necessarie già all’interno del gruppo o se sarà necessario guardare all’esterno». Un tassello, questo, strettamente collegato alla ristrutturazione della rete e alla trattativa sindacale per la gestione degli esuberi, in totale circa 600.
Un altro segno evidente della rivoluzione in corso dentro alla galassia Carige. Che, sempre ieri, ha provveduto a un’altra infornata di nomine di forte valore simbolico: il board della capogruppo ieri ha deciso che sarà lo stesso Castelbarco Albani a sostituire Giovanni Berneschi nella carica di vice presidente della Cassa di Risparmio di Carrara; nella Cassa di Risparmio di Savona, invece, sarà Piero Montani a diventare consigliere in sostituzione di Giovanni Berneschi, mentre Federico Pietrini diventa direttore generale. Per il Centro Fiduciario Alessandro Repetto, viece presidente della banca, è stato scelto come presidente del cda con Piero Luigi Montani e Stefano Ricci consiglieri di amministrazione, mentre Nicola Pegoraro è stato scelto come nuovo direttore.

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