Carige, i dubbi sul prestito Ior

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Il consiglio della Fondazione Carige ha approvato all’unanimità il documento del presidente Flavio Repetto in risposta alla richiesta di chiarimenti del ministero delle Finanze. Il punto più spinoso delle osservazioni di Via XX Settembre, relativo allo Ior (la banca vaticana avrebbe dovuto entrare in Banca Carige ma poi non convertì le obbligazioni) è stato esaurito in poche righe, allegando i verbali del consiglio d’amministrazione e del consiglio di indirizzo del 22 febbraio 2010 in cui «risultano le ragioni di interesse della Fondazione e della Banca delle condizioni dell’originaria parziale cessione dei diritti di sottoscrizione del prestito». Lo Ior infatti non pagò i diritti di opzione (valutati in 6 milioni di euro) secondo la Fondazione perché, come si legge nel verbale, era «riconosciuta l’importanza strategica della sottoscrizione del prestito da parte dello Ior». Quanto alla mancata comunicazione all’organo di vigilanza, Repetto risponde che non era necessaria trattandosi di «strumenti finanziari non immobilizzati». Ma il Mef nella sua contestazione sostiene l’opposto.
Anche se la relazione di Repetto è stata approvata all’unanimità, il vicepresidente Pier Luigi Vinai ha rilevato, e fatto mettere a verbale, «imprecisioni e omissioni che potrebbero rendere insufficiente la risposta». Il fatto che i «diritti sono stati assegnati gratuitamente allo Ior» non era noto e non si evince dai verbali.
Insomma, la calma sembra più apparente che sostanziale. La Fondazione fornisce poi risposta sulla situazione debitoria rilevata dal Mef, pari a 187 milioni di euro (125 milioni con Mediobanca e 60 milioni con Carige), prevedendo di ridurla a 141 milioni per fine 2013 e a 99 milioni entro il 2014. Questo sarà possibile con la cessione di assets e non distribuendo dividendi. La Fondazione mette anche in conto la vendita di azioni di Banca Carige per 16 milioni di euro e di Cassa depositi e prestiti per 36 milioni nel 2013. Nel 2014 invece dalla vendita di Carige sono attesi 21 milioni e da Cdp 39 milioni con conseguente diluizione della Fondazione nella banca (oggetto di attenzione al ministero) al 45,1% nel 2013 e a 43,1% nel 2014. Si prepara l’ingresso di un nuovo socio.
I consiglieri si sono congratulati per una «nuova armonia» che – però – sarà messa alla prova dei fatti il 30 ottobre quando il consiglio di indirizzo voterà la proposta di sfiducia a Repetto avanzata da 17 consiglieri su 27. Lo stesso vicepresidente Vinai si schiera per un cambio al vertice: «La Fondazione – spiega – è andata in fibrillazione quando il presidente ha esasperato la sua conduzione assolutista. A questo si è aggiunto il senso di stanchezza e frustrazione della grande maggioranza dei consiglieri di indirizzo che mi hanno chiesto di accompagnarli in questa azione di rinnovamento».

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