Carige verso l’aumento di capitale non decolla il piano di dismissioni

Ancora nessun commento

BISOGNERÀ aspettare ancora un paio di mesi, nella migliore delle ipotesi. Quando arriveranno al dunque, in contemporanea, con grande probabilità il piano industriale e i contorni dell’aumento di capitale (ormai slittato nei fatti rispetto alle indicazioni iniziali). Molti si aspettano che il doppio appuntamento sia non lontano dall’approvazione dei conti di fine anno da parte del cda. Del resto, è il ragionamento, capire come chiuderanno i conti 2013 non è elemento di secondo piano. E le attese sono per un bilancio difficile, dopo i primi nove mesi già di lacrime e sangue. Intanto un cda dovrebbe tenersi il 14 gennaio.
Intorno a marzo si potranno tracciare i nuovi confini del gruppo Carige, dopo un 2013 rivoluzionario e traumatico, con l’uscita forzata dello storico presidente Giovanni Berneschi e la revoca del mandato al presidente della Fondazione Carige, Flavio Repetto. Il lavoro dell’ad Piero Montani non si è fermato nemmeno durante le feste di Natale,
per preparare il piano industriale da cui uscirà la Carige del futuro, obbligata a contenere i costi (e quindi forse a restringere il suo perimetro cedendo una o
due controllate e alleggerendo il numero degli sportelli), ma anche a rafforzare il patrimonio.
La strada conduce verso un aumento di capitale che dovrebbe
essere di importo significativo. Inizialmente, infatti, per rafforzare di 800 milioni di euro il patrimonio, così come richiesto da Bankitalia, la banca puntava
ad un robusto piano di dismissioni. Un’ipotesi peraltro caldeggiata dall’allora presidente della Fondazione, a corto di disponibilità per seguire l’aumento e poco propenso a diluirsi. L’idea sulla carta non è tramontata, ma la praticabilità sembra di più difficile attuazione. L’unica operazione andata in porto finora è stata la cessione della Carige Sgr al gruppo Arca, valore 101 milioni. E gli altri 700? Il grosso dovrebbe arrivare dalla vendita delle due compagnie assicurative, ma il momento non è certo dei più favorevoli. Per la “Danni” è sempre forte l’interesse del gruppo belga Ageas (e pare di altri fondi Usa), ma molto dipenderà dall’esito della trattativa che la stessa Ageas ha avviato da tempo con Unipol per la Milano Assicurazioni. Minore è l’interesse per la compagnia del ramo Vita. Ma soprattutto, le assicurazioni sono ancora sotto ispezione dell’Ivass e fino a quando queste non si concluderanno e non verrà redatto un verbale, difficilmente gli interessi dei potenziali acquirenti diventeranno un’offerta concreta.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI