Cassa centrale banca ha illustrato la sua proposta
Cassa centrale banca ha illustrato la sua proposta

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In attesa che il Governo e la Banca d’Italia alzino il velo sui contenuti definitivi della riforma del credito cooperativo, Cassa centrale banca ieri a Milano, a Palazzo Mezzanotte, ha illustrato la sua proposta di implementazione, a partire dal progetto di una capogruppo che – in base ai riscontri ottenuti finora sul territorio – potrebbe veder coinvolte fino a 150 banche.
Anche se «noi non ci sentiamo fuori dal sistema del credito cooperativo italiano», come ha dichiarato ieri in Borsa il presidente di Cassa Centrale, Giorgio Fracalossi, si tratta di un progetto alternativo a quello studiato da Federcasse e descritto dal suo presidente Alessandro Azzi in un colloquio con Il Sole 24 Ore il 12 luglio scorso, un piano che ruota tutto intorno a una capogruppo unica per tutte le 371 Bcc italiane.
Il progetto costruito attorno a Cassa Centrale dalle Bcc di Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia, prevede la creazione di un gruppo bancario cooperativo con Cassa Centrale come capogruppo, a cui secondo il dg Mario Sartori, potranno aderire nell’ipotesi «prudenziale» 91 Bcc (di cui il 32% trentine, il 33% provenienti da Veneto e Friuli Venezia-Giulia e il 35% da altre regioni) o, nella cosiddetta «ipotesi limite», fino a 150 banche (al 58% fuori Nord-Est), andando così a comporre un sistema da almeno 1.200 sportelli e quasi 53 miliardi di raccolta.
L’impianto previsto dalla federazione nazionale, secondo Fracalossi, «è incompleto, contiene l’aspetto valoriale che noi condividiamo ma manca un ragionamento industriale». Per questo, la riforma targata Cassa Centrale prevede che le singole Bcc siglino «un contratto di direzione e coordinamento», che «individua le regole per la fruizione dei servizi del gruppo», le «condizioni di permanenza», le «leve di enforcement» e «le cause di esclusione in caso di gravi violazioni». Questo contratto di adesione è modulato «sulla base di un approccio risk based»: è stato infatti costruito un modello di rating che suddivide le Bcc in tre classi di merito, consentendo di assegnare livelli di autonomia gestionale proporzionali alla loro solidità. I vertici di Cassa Centrale, in ogni caso, non nascondono che la realizzazione del progetto richiederà un intervento legislativo, dato che le attuali norme non consentono un’architettura simile. Per questo chiedono che sia garantita «la possibilità per le Bcc-Cr di scegliere a quale gruppo bancario cooperativo appartenere attraverso l’adesione al contratto di direzione e coordinamento, che sia abrogata «l’adesione obbligatoria un sistema di garanzia dei depositanti costituito nel loro ambito, permettendo quindi l’adesione diretta al fondo interbancario tutela depositanti» .
Ieri sera, in una nota Federcasse ha sottolineato che «in questo momento il centro dell’attenzione e la priorità continuano però ad essere la definizione delle nuove regole, senza le quali le iniziative industriali mancano di riferimenti essenziali. L’impegno di Federcasse, come noto, è sul piano normativo e non su quello industriale, che non le compete».
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