Covid-19: Considerazioni sulla MORATORIA, Decreto Cura Italia e Accordo ABI sul credito 2019

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In questi giorni “segregato in casa” ho studiato la documentazione in mio possesso riguardante la “moratoria covid-19” dove ho potuto riscontrare incredibili vuoti normativi che sanciscono una carente efficacia per l’applicabilità collettiva per la sospensione delle rate per i possessori di partite iva.

Mi spiego meglio, nel nostro settore “iscritti OAM reti terze” circa il 90% del numero di contratti dei finanziamenti erogati fanno parte del settore Retail  (dove rientrano “anche” tutti i finanziamenti erogati a partite iva);

Sia la MORATORIA A MICROIMPRESE, PICCOLE E MEDIE IMPRESE – Decreto “Cura Italia” che prevedete la sospensione fino al 30/09/2020

che la MORATORIA A MICROIMPRESE, PICCOLE E MEDIE IMPRESE – “Accordo ABI sul credito 2019” che prevede la sospensione sino a 12 mesi

sono entrambe sviluppate per il settore Corporate tagliando fuori tutto il segmento di mercato Retail.

Praticamente entrambi i provvedimenti, non tengono conto di tutti i finanziamenti (classificati) Retail, erogati ai possessori di partite iva.

Facciamo un esempio pratico:

  1. Retail – Artigiano Mario Rossi, acquista auto con finanziamento di euro 30.000,00 in 60 mesi e intesta l’auto a se stesso (non rientra in nessun sostegno)  
  2. Corporate – Artigiano Mario Rossi, acquista auto con finanziamento di euro 30.000,00 in 60 rate, intesta l’auto alla Ditta Mario Rossi indicando nel contratto la partita iva (rientra sia nella moratoria decreto cura italia che nell’accordo ABI);

Questa carenza normativa non obbliga in alcun modo le banche a provvedere alla sospensione delle rate per i clienti in difficoltà! Anzi al contrario ha concesso libero arbitrio nelle decisioni di eventuali sostegni alla propria clientela (volendo anche a titolo oneroso).

Inoltre molti istituti di credito che in forma autonoma (a causa del decreto carente) hanno deciso di provvedere a valutare la sospensione della rate per i soggetti in difficoltà, hanno stabilito arbitrariamente i “paletti valutativi” per deliberare a proprio insindacabile giudizio eventuale accettazione della sospensione o accodamento delle rate (spesso a titolo oneroso)

Tra i paletti più utilizzati abbiamo:

  1. dimostrare di essere in regola con i pagamento fino alla data del 29/02/2020 (con 16milioni di italiani segnalati in crif “per molti” la vedo dura)
  2. reddito inferiore a euro 30.000,00
  3. ultimo trimestre calo del 33% del proprio fatturato rispetto all’anno precedente
  4. importo originario del prestito non inferiore a euro 5.000,00
  5. durata del contratto non inferiore a 12 mesi  

Inoltre nella moratoria non rientrano i mutui ipotecari e fondiari per ristrutturazione, liquidità, consolidamento debiti, sostituzione, sostituzione più liquidità, surroga, costruzione, e tutti i mutui con ipoteca sulla seconda casa e i mutui non residenziali.

Non rientrano i prestiti personali, le cessioni del quinto dello stipendio, i prestiti con delegazione dello stipendio, i prestiti finalizzati, i prestiti al consumo, e tutti i micro crediti segmento Retail.       

Ovviamente nella moratoria sono esclusi tutti i lavoratori dipendenti, i disoccupati, i braccianti agricoli, i lavoratori stagionali, altre categorie e soprattutto i disoccupati.

Il mio auspicio è che le istituzioni facciano chiarezza e ampliano la platea degli aventi diritto alla sospensione con particolare riguardo alle famiglie più bisognose.

Raffaele Tafuro

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