Della stessa opinione anche Victor Massiah, il consigliere delegato di Ubi Banca intervenendo a margine del concorso “Il più bel lavoro del mondo. Coltiva l’idea giusta” organizzato da ‘Make a change’.
“La legnata non sono gli 1,3 miliardi di affidamenti ma i contributi straordinari al Fondo di risoluzione che a nostro avviso potevano essere inferiori nella soluzione che era stata proposta a Bruxelles”.
Ben 3,6 miliardi di euro: è questa la cifra che il Consiglio dei ministri ha deliberato per salvare Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti a cui si aggiungono i 400 milioni di ulteriori garanzie. Uno sforzo grande e oneroso, così aveva commentato il comitato di presidenza dell’Abi all’indomani dell’adozione del decreto salva banche spronando il governo a completare il progetto di armonizzazione delle norme per la piena concorrenza bancari in Europa ma “senza privilegi o discriminazioni per alcune”.
E il recente salvataggio delle 4 banche produce conseguenze sugli azionisti e obbligazionisti subordinati, facendo irritare il numero uno dell’Abi che punta il dito contro le burocrazie che non hanno permesso di attuare salvataggi con meno oneri già previsti.
“Il fastidio che provo è che il fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd, ndr) composto da tutte banche private fin dal luglio scorso aveva predisposto delibere e atti conseguenti per questi salvataggi e con minor oneri ma i bisbigli, e mai obiezioni giuridiche scritte su carta, di burocrazie Ue hanno rallentato questi procedimenti, senza mai presentare un diniego che sarebbe stato giuridicamente impugnabile.
“Hanno così costretto le istituzioni della Repubblica e, quindi, il Governo e la Banca d’Italia – dice sempre Patuelli – a compiere l’intervento che era divenuto urgente e doveroso, ma la cui responsabilità a monte è degli uffici della Commissione europea, che hanno preferito quello più costoso e tardivo agli altri più anticipati e meno costosi”.
L’irritazione di Patuelli è non solo verso coloro che hanno amministrato male le banche in un periodo di crisi ma anche perché a pagare le conseguenze di questi dissesti sono tutte le banche italiane proprio in un’Europa “che contemporaneamente con fondi pubblici in Germania salva una banca di Amburgo”.
Il riferimento è ad auna pronuncia della Corte europea che ha stabilito il salvataggio di una banca anche costituendo aiuto di Stato, compatibile con il mercato interno.
“I tedeschi possono salvare le proprie banche con i soldi pubblici e con gli aiuti di Stato e l’Italia no, non è possibile”.