E nella cessione di Fata a Cattolica spunta il nodo del c/c in Bulgaria
Caso Cattolica fra le assicurazioni

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Ci sono poco meno di 4 milioni e mezzo di euro che ballano nell’operazione di dismissione che lo scorso novembre ha portato Generali Assicurazioni a cedere Fata a Cattolica Assicurazioni al prezzo di 195 milioni. Pochi giorni dopo la firma, infatti, la compagnia di Verona si è vista bloccare un conto corrente di 4,4 milioni di euro che Fata deteneva in Bulgaria presso la Commercial Corporate Bank. Quest’ultima è un partner locale, con cui Generali aveva stretto legami nel 2000, quando rilevò, proprio tramite Fata, anche una quota di poco meno del 3% dell’istituto, il cui principale azionista è Tsvetan Vassilev, con cui la compagnia triestina aveva intessuto buoni rapporti d’affari. Gli accordi tra Generali e Cattolica hanno previsto, in verità, di tenere fuori dall’operazione proprio le attività di Fata in Bulgaria oltre che in Romania, che ammontavano a circa 40 milioni di premi sui 400 milioni complessivi ceduti alla compagnia di Verona. Del resto per Cattolica non avrebbe avuto senso rilevare attività minori in quei due Paesi, mentre nei piani di Generali l’Est Europa rappresenta un’area-chiave dove crescere tramite Generali Cee holding (la ex Generali Ppf holding), di cui Generali detiene il 100% da venerdì scorso, quando ha rilevato l’ultima tranche da Ppf per 1,2 miliardi.

Per Generali la Bulgaria non è ancora un mercato di primo piano tra i Paesi dell’Est, a differenza per esempio della Repubblica Ceca o dell’Ungheria, dove la compagnia è leader di mercato. Ma l’obiettivo, come dichiarato più volte anche dall’amministratore delegato di Generali Cee, Luciano Cirinà, è crescere in tutto l’Est Europa e per questo evidentemente il Leone ha deciso di tenersi i premi di Fata in Romania e Bulgaria. Ma nel pacchetto passato di mano a Cattolica è rimasto evidentemente quel conto corrente e il caso ha voluto che solo pochi giorni dopo la firma sulla vendita di Fata la Banca Nazionale Bulgara (Bnb) decidesse di revocare la licenza bancaria alla Corporate Commercial Bank (Ccb), prevedendo altresì l’avvio delle procedure previste per il caso d’insolvenza. Cattolica si è vista quindi congelare la propria liquidità e ha dovuto di conseguenza accantonare un fondo rischi congruo all’esposizione. Che cosa succederà a questo punto? L’obiettivo di Cattolica è ovviamente cercare di ottenere dalla liquidazione della banca l’intera somma depositata sul conto corrente, ma, se così non fosse, con ogni probabilità porterà la questione sul tavolo che nei prossimi 12 mesi si dovrà riaprire con Generali per discutere gli aggiustamenti all’accordo e gli eventuali ritocchi al prezzo. Ma l’auspicio è che tutto si possa risolvere prima di quell’appuntamento.

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