Ef­fetto sulla performance d’impresa della sua ac­quisizione da parte di un investitore estero
imprese

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L’acquisizione di un’impresa da parte di un investitore estero si accompagna a miglioramenti in termini di fatturato, redditività e rischiosità.

In particolare, nei quattro anni che seguono l’acquisizione, il fatturato aumenta in media del 7%; il livello di indebitamento si riduce di 2,8 punti percentuali; la rischiosità delle imprese diminuisce di 0,1 punti in una scala che va da 1 a 10; il rango della profittabilità delle imprese acquisite migliora di circa 2 posizioni su 100 sia per il ROE sia per i flussi di cassa rapportati all’attivo.

Gli effetti descritti aumentano di intensità nei quattro anni che seguono l’acqui­sizione, indicando che la trasmissione del know how e, in generale, i cambiamenti organizzativi e gestionali sono processi che si realizzano lentamente. Essi tendono ad annullarsi, sino a divenire statisticamente non significativi, nel comparto manifatturiero, settore comunque maggiormente esposto alla pressione concorrenziale internazionale e in cui i margini di recupero di efficienza sono probabilmente/mediamente più contenuti.

Gli effetti positivi del controllo estero si annullano inoltre nel caso in cui l’investitore estero provenga da paesi classificati come “paradisi fiscali”. Ciò può essere dovuto al fatto che il collocamento all’estero delle holding di controllo per ragioni fiscali, seppur formalmente si configuri quale investimento estero, non modifica la gestione d’impresa.

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