Una cifra però al netto “delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente ne comporteranno altri”. A pesare nei 23mila esuberi il piano di Unicredit pronto a tagliare 5740 uscite a cui si aggiungono altre 540 definite nell’aggiornamento di piano industriale 2015-18 e ulteriori 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing.
Saranno 4500 invece le riconversioni professionali previste in Intesa SanPaolo, 8.000 le uscite totali fino al 2018 di Mps, 1.300 di Bnl, 600 di Bper, 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali esuberi frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza, 900 uscite del Banco popolare, 500 uscite di Ubi, 430 di Veneto banca, 250 di Creval e infine 600 di Carige.
“I sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie. Le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela”.