Esce di scena un cult dell’automobilismo mondiale: il Volkswagen Maggiolino

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volkswagenIl Volkswagen Maggiolino è  stata un’auto fortemente voluta da Hitler e dal Reich per motorizzare l’intero popolo tedesco, sinonimo di affidabilità, robustezza e della capacità d’industrializzazione teutonica, il Maggiolino ha da sempre infervorato la fantasia e la creatività delle persone, entrando a far parte dell’immaginario collettivo al pari della mitica 500 Fiat, di cui ancora oggi si parla.

Oggetto da collezione, quasi venerato, il Maggiolino ha segnato la storia del Novecento e caratterizzato per la sua forma bizzarra la mobilità sulle strade europee, giungendo addirittura sulle tavole da disegno delle matite più creative della nostra storia italiana.

Molti appassionati si ricordano e sanno che l’auto utilizzata dall’eroe creato da Tiziano Sclavi, l’indagatore dell’incubo Dylan Dog, viaggia attraverso un’onirica Inghilterra proprio a bordo di un Maggiolino targato DYD 666 insieme al suo fido assistente Groucho: un richiamo attento e storico anche alla politica e all’apparente contrasto di idee contro le quali converge lo spirito umano, capace di creare differenti realtà per sfuggire alla triste miseria di quella reale.

La macchina nacque in pieno Reich nazista, prodotto con il nome di Typ 1 e doveva essere l’utilitaria di tutti, così come recita il nome dell’azienda produttrice, Volkswagen (traduzione l’auto del popolo) capace di contraddistinguere la mobilità dei tedeschi lungo le infrastrutture autostradali create dal regime. Autostrade poi utilizzate soprattutto a scopi bellici, per muoversi velocemente lungo il territorio da difendere.

Il Maggiolino, dopo la fine del conflitto, diventerà realmente l’auto della classe media, al pari della 600 e della 500 Fiat in Italia. Disegnata dall’ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, su commessa e richiesta del Fuhrer, austriaco come lui, il Typ 1 vuole essere la risposta d’oltreoceano all’auto americana che spopola negli Stati Uniti, la Ford T. Entusiasta del disegno e del progetto, Hiltler individua un territorio in Germania e fa edificare un’intera città nel 1938 intorno all’azienda che produrrà l’automobile motorizzando tutti i tedeschi: nacque così Wolfsburg e la Volkswagen, poco lontano da Hannover, in Bassa Sassonia.

Il conflitto scoppiato nel 1939 blocca però la produzione e lo stabilimento è costretto a riconvertirsi, come molte altre fabbriche (Fiat compresa in Italia) per produrre cannoni, armi, carri armati e munizioni di sostegno alle truppe tedesche.

Alla fine della guerra, nel 1945, la Germania è un territorio segnato e ferito profondamente, sia fisicamente, sia nell’animo dei tedeschi, ma il Maggiolino ha da subito avuto successo: nel 1955 se ne vendono un milione di esemplari, sia in terra tedesca, sia sul mercato USA. I dollari sono molto importanti in un paese soggetto a forti debiti ed al fenomeno dell’iperinflazione, ancor oggi spauracchio dei cittadini tedeschi.

In america, gli anni 60 sono caratterizzati dalla cultura hyppie: i giovani ribelli anticonformisti preferiscono utilizzare quest’auto spartana dal design molto sinuoso, diverso comunque dalle linee squadrate Cadillac e Ford. Non dimenticando poi il mitico furgoncino T2 Volkswagen che fa parte proprio di quella corrente americana alternativa ed è legato ad immagini come il concerto di Woodstock ed altri eventi che miravano a premiare la libertà di pensiero, di coscienza e di azione giovanile.

Gli Stati Uniti diventano il mercato straniero fondamentale per VW: nel 1968 l’azienda tedesca piazza 560mila esemplari, usufruendo anche dell’ imprinting sulla fantasia infantile derivante dall’uscita nei cinema di “The Love Bug” (il Maggiolino tutto Matto). Un film prodotto dalla Disney e diretto da Robert Stevenson che ancora oggi fa sognare i bambini ed esprime simpatia.

Dal 1978 il Maggiolino non verrà più prodotto in Germania, sostituito da un altro cult, la Golf, ancora oggi prodotta in diverse serie. Nonostante quest’evento, la sua produzione continua in Messico, dove il Typ 1 viene venduto con il nome di “carro del pueblo” o “vochito”.

Il Restyling degli ultimi anni, sfruttando lo stesso pianale della nuova Golf, non ha lo stesso successo del padre, nonostante sia disegnato dal nipote dell’ingegner Porsche in una mossa di marketing meno riuscita di ciò che ci si aspettasse. Il New Beetle non è paragonabile né come fascino, né come format, al vecchio Maggiolino, probabilmente per anacronistiche dinamiche ed esigenze oramai diverse: da oggi calerà un velo sull’ultimo esemplare di questa fantastica macchina che verrà conservata in un museo.

A meno che un domani non ci sia un nuovo ritorno al Maggiolino, oggi questa mitica auto ci dice Addio, sperando che sia un arrivederci.

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