Fari puntati sulla finanza del paghero’
C'è rischio che vi si faccia ricorso al "compra oggi e pago dopo" oltre le proprie disponibilità.
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C’è rischio che vi si faccia ricorso al “compra oggi e pago dopo” oltre le proprie disponibilità.

Sul Buy now, Pay later sono puntati da tempo i riflettori delle autorità di vigilanza. L’ultima in ordine di tempo a prendere posizione è stata la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri), ente con sede a Basilea che promuove la cooperazione tra le Banche Centrali.

Le caratteristiche del settore

Secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Carte di Credito e Digital Payments, curato da Assofin, Ipsos, Nomisma e Crif, la possibilità di fare un acquisto online e pagare a rate è conosciuta da metà degli italiani, quota che sale a due-terzi tra i più giovani. A livello mondiale questo canale copre ormai il 5% dei pagamenti e in Italia cresce a tripla cifra (nel 2022, segnala l’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, è arrivato a valere 2,3 miliardi di euro con un balzo in avanti del 253%) con la prospettiva di superare i 3 miliardi di euro entro il 2026. Anche se, evidenzia l’Osservatorio, non siamo in presenza di un servizio stand alone, in particolare se si pensa alla sostenibilità del business in un contesto europeo caratterizzato da tassi di interesse elevati. Piuttosto, il Bnpl può essere immaginato come servizio complementare da offrire in una logica di portafoglio più ampia.

“Malgrado un contesto che nel 2022 ha visto il tasso di insolvenza attestarsi su livelli inferiori a quelli registrati per il credito al consumo, resta tuttavia elevata l’attenzione rispetto alla qualità del credito”, avvertono gli analisti.

I rischi emergenti

Tornando allo studio effettuato dalla Bri, è emerso che la clientela del Buy now pay Later presenta mediamente un profilo di credito più rischioso rispetto agli utenti dei tradizionali prodotti di credito al consumo. “Gli schemi di Buy now Pay later sono accessibili anche a consumatori senza una storia creditizia o un reddito stabile. I clienti sono in genere più giovani, con meno istruzione e credit score più bassi”, si legge nel report. Si tratta solitamente di nativi digitali, e per questo con buone competenze in chiave tecnologica, ma spesso poco alfabetizzati sul fronte finanziario. Per tenere sotto controllo i fattori di rischio, la Bri propone a regolatori e legislatori un doppio monitoraggio: da un lato contrastare la comunicazione fuorviante o insuficiente; dall’altro monitorare maggiormente le interconnessioni dirette e indirette con il resto del sistema finanziario, con l’obiettivo di contrastare sul nascere eventuali effetti contagio.

Più tutele per i micro-prestiti

A questo proposito, nelle scorse settimane l’Europarlamento ha approvato la direttiva Ccd (l’acronimo sta per credito al consumo, compreso il Bnpl), che si applica a tutti i finanziamenti a vantaggio delle persone fisiche con importo fino a 100 mila euro, compresi i micro-prestiti sotto i 200 euro, che fino a questo momento non prevedevano regole. Banche e società finanziarie sono tenute a consegnare al consumatore, prima della firma, un prospetto preimpostato che riassume tutte le caratteristiche del prodotto e il suo costo complessivo.

Ora tocca ai Paesi membri mettere a punto le norme di dettaglio, a cominciare dai limiti massimi per i tassi relativi alle carte revolving e ai prestiti nel loro ammontare, comprese quindi anche le spese accessorie come quelle di istruttoria. Sul primo fronte in Italia esiste già un tetto, che viene aggiornato periodicamente, mentre mancano limiti sul secondo versante.

La direttiva introduce la valutazione del merito creditizio anche per i finanziamenti di importo ridotto. Il tema non è tanto capire in assoluto se il richiedente è in grado di rimborsare la somma ottenuta, ma se può farlo alla luce di eventuali altre posizioni debitorie attive.

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