Otto mesi di battaglia serrata sono serviti per sciogliere tutti i nodi finanziari connessi al maxi riassetto Unipol-Fondiaria Sai. Ma non sono bastati per spianare la strada alla nascita del colosso assicurativo. Messa all’angolo la famiglia Ligresti, ora sono scesi in campo gli azionisti di risparmio e la politica. Capitanati dal loro rappresentante, gli azionisti di risparmio di classe A di Fonsai, proporranno all’assemblea speciale convocata per fine mese di bocciare le deliberazioni dell’assise del giugno scorso, inclusa quella sull’aumento di capitale da 1,1 miliardi, e di avviare azioni legali per far «rimuovere e/o dichiarare inefficaci» gli effetti delle stesse. Insomma, vogliono azzerare il percorso fin qui compiuto. La politica, invece, vorrebbe un riassetto a costo zero. Ieri il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha tuonato: «Unipol non può pensare di portare tutto a Bologna. Non possono pensare di andare via da Torino senza conseguenze e glielo faremo capire: costruiremo un fronte istituzionale per fare in modo che la paventata operazione non colpisca il nostro territorio e le sue professionalità». C’è da chiedersi, tuttavia, che sarebbe successo a FonSai se non ci fosse stato l’aumento di Unipol.
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