Francia, peggiorano i conti con l’estero

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In un quadro economico europeo che inizia a dare segnali positivi, con i dati sul PIL che lasciano intravedere finalmente una robusta ripresa all’orizzonte, arrivano brutte notizie per i conti con l’estero della Francia.

La Banca di Francia ha infatti rilasciato i dati sull’indice del Conto Corrente francese per il mese di Novembre, che è risultato in deficit di 3,3 miliardi di euro. L’indice del Conto Corrente misura la differenza in valore tra importazioni ed esportazioni di beni, servizi e pagamenti di interessi nel mese di riferimento ed è la voce principale della bilancia dei pagamenti. Un valore negativo di questo indice sta ad indicare che il sistema Paese sta versando all’estero più capitali di quanti ne stiano entrando, il che significa che si sta indebitando verso l’estero. Da segnalare in particolare che il sottoindice della bilancia commerciale, che misura esclusivamente la differenza di valore tra i beni esportati e quelli importati, è risultato in passivo per 5,7 miliardi di euro.

Un peggioramento della bilancia commerciale sta ad indicare un progressiva perdita di competitività del sistema produttivo, incapace di sostenere con un aumento delle esportazioni l’aumento delle importazioni. Le spiegazioni potrebbero essere diverse: un aumento delle importazioni infatti può dipendere sia da una crescita della domanda interna, per il miglioramento dei consumi e dell’economia in generale, sia da un peggioramento della competitività del sistema produttivo che perde quote di mercato nazionale e internazionale.

Da ormai svariati anni la bilancia commerciale francese risulta essere in deficit: l’aumento delle esportazioni, che c’è stato, non sembra tuttavia in grado di compensare un trend che vede le importazioni crescere in modo sensibile. Se la situazione dovesse aggravarsi non è da escludere che la Francia, come precedentemente accaduto in Italia, possa ritrovarsi costretta ad attuare una politica di austerity finalizzata a mitigare la domanda interna e di conseguenza interrompere la crescita delle importazioni, data l’impossibilità di un aggiustamento del tasso di cambio.

Andando ad analizzare il dato francese per gli ultimi dodici mesi emerge un indice del Conto Corrente in passivo di 37 miliardi, un valore ancora non certamente preoccupante, ma che nel lungo periodo potrebbe aggravarsi e minare le prospettive future dell’economia francese. A mitigare il dato negativo della bilancia commerciale vi è quello dei servizi, elemento di forza dell’economia francese, ma soprattutto quello relativo agli interessi, fortemente positivo e legato agli ingenti investimenti esteri francesi (noti sono in Italia il caso Parmalat passata sotto il controllo di Lactalis, Gucci finita sotto il gruppo Kering e tanti altri).

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