Le Generali l’anno prossimo cederanno altri asset non strategici, oltre alle già annunciate vendite di Bsi e delle attività riassicurative statunitensi, che stanno ricevendo manifestazioni d’interesse.
Tra le dismissioni non ci sarà la società di distribuzione finanziaria BancaGenerali, mentre potrebbe esserci Ppf Holding, la joint venture che opera nei mercati dell’Est Europa. A spiegarlo è stato ieri il ceo della compagnia Mario Greco in un’intervista Financial Times. Le vendite, ha dichiarato il numero uno della compagnia, serviranno a liberare fondi per crescere nel core business sui mercati emergenti e gli investimenti saranno mirati più alla crescita organica che alle acquisizioni. «In questo business bisogna essere focalizzati, non si può fare tutto e non si può essere dappertutto. Bisogna fare delle scelte ed è quello che stiamo facendo», ha detto Greco, che ha preferito glissare sul futuro sulle quote detenute daGenerali in Mediobanca, Rcs, Pirelli e Telecom.
Sotto esame del nuovo amministratore delegato, come detto, c’è anche il 51% inGenerali Ppf, oltre alla quota del 49% che il socio Petr Kellner offrirà in prelazione al Leone nel 2014 (per 2,5 milioni), ma che potrebbe essere ceduta ad altri o essere destinata alla quotazione.
La questione che si pone è «quanto sia veramente strategica, quanto pensiamo di crescere in Europa orientale rispetto a India, Cina, Brasile», ovvero «quanto sia promettente l’economia di quell’area», ha detto Greco, aggiungendo che le Generali hanno il 70% del proprio business nell’Europa occidentale, cosa che non riflette l’economia mondiale. «L’Europa occidentale non ha il 70% della popolazione mondiale né il 70% della classe media mondiale. Abbiamo bisogno di investire dov’è la classe media e ora si trova nei mercati emergenti, come la Cina, il resto dell’Asia, l’Europa orientale e l’America latina».
Quanto poi al ruolo di Mediobanca, il manager, che spiega come ora Generali sia gestita come una public company, ha detto che Piazzetta Cuccia è un socio come tutti gli altri. «Gli azionisti hanno gli stessi diritti, che noi rispettiamo. Il board sapeva che io non sarei stato una buona scelta per questo incarico se l’idea fosse stata quella di avere un azionista a dettare la politica».
Ieri intanto sono stati pubblicati i risultati di Generali in Germania, dove il Leone è la seconda compagnia del Paese. L’utile dei primi nove mesi è stato di 340 milioni, in aumento del 12,6% rispetto allo stesso periodo del 2011, e la compagnia conta di chiudere l’anno a quota 410 milioni.