Il Governo lancia il salvagente a MPS
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Il 2016 può essere definito come un anno di passione per le banche italiane, alle prese con fusioni e ricapitalizzazioni per salvare il salvabile.

Nonostante tutto Unicredit, Intesa, UBI e Banco Popolare sono state promosse dagli stress test dell’EBA – European Banking Association – di fine luglio. Bocciata invece MPS, diventata in seguito un vero problema per tutto il comparto finanziario italiano. Dopo aver fallito il tentativo di ricapitalizzazione sul mercato da 5 miliardi di euro, la banca senese è stata salvata dall’intervento in extremis del Governo: pochi giorni prima di Natale l’Esecutivo ha varato un decreto ad hoc, chiamato il salvarisparmio che prevede la costituzione di un fondo da 20 miliardi di euro per intervenire a tutela del risparmio e per consolidare il sistema bancario e finanziario, in poche parole per salvare le banche in difficoltà, MPS in testa. Negli ultimi tempi, infatti, le vendite si erano accanite sui titoli del settore bancario italiano, provocando anche un rialzo dello spread che determina incertezza sui mercati finanziari. La mossa tempestiva del Governo è stata decisa soprattutto per “rassicurare i risparmiatori” e per salvaguardare “il futuro di MPS”, sempre più precario.

Con questa mossa, criticata soprattutto dalla Germania, l’Italia ha messo in sicurezza il comparto bancario, penalizzato nell’ultimo periodo soprattutto dai bassi tassi d’interesse decisi dalla BCE per risollevare l’economia ma anche da politiche spesso sconsiderate da parte dei vertici degli istituti di credito.
La Commissione europea ne ha sancito la validità, ricordando ai membri dell’Unione europea “che esistono varie soluzioni possibili che possono essere predisposte nel pieno rispetto delle regole europee per rimediare alla carenza di liquidità e di capitale nelle banche”. Le soluzioni “includono in certi casi specifici una ricapitalizzazione precauzionale, se sono rispettate le condizioni” stabilite dall’UE.

La notizia ha rassicurato gli investitori, riportando una certa normalità sui mercati azionari, anche grazie alle dichiarazioni che l’hanno accompagnata, specialmente quella del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Secondo il titolare del dicastero di via XX settembre a Roma, infatti, “siamo di fronte a un sistema finanziario nella sua complessità solido e sano con alcuni casi critici ben noti”, che possono essere risolti grazie all’ingresso dello Stato nel capitale, ma solo “a condizione che questi istituti presentino piani di ristrutturazione che li mettano in condizione di viaggiare con le proprie gambe e di essere profittevoli, di finanziare l’economia”.

Critiche le associazioni dei consumatori, con il Codacons che ha stimato un costo del decreto pari a 333 euro a cittadino. “20 miliardi di euro saranno trasferiti dalle tasche della collettività a quelle delle banche – afferma il presidente Carlo Rienzi – Ancora una volta il Governo mette gli interessi degli istituti di credito davanti a quelli dei cittadini, ricorrendo a soldi pubblici per salvare i conti delle banche in difficoltà, privando così le famiglie di risorse preziose che potevano essere destinate alla riduzione delle tasse o alla lotta alla povertà”.

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