I buoni lavoro scatenato polemiche tra i sindacati
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L’idea è quella di far emergere dal nero i lavori saltuari o gli impieghi occasionali. E’ l’obiettivo i “buoni lavoro”, che permettono di pagare il singolo lavoratore per ora lavorata, senza bisogno di stipulare alcun contratto. Introdotti in sordina in Italia in occasione della vendemmia del 2008, i voucher hanno visto un’estensione della platea dei beneficiari fino ad arrivare alle ultime novità previste dal Jobs Act, ovvero l’aumento del tetto massimo di reddito previsto da 5mila euro netti l’anno a 7mila.

Un fatto quest’ultimo che ha scatenato forti polemiche da parte dei sindacati, secondo i quali la politica italiana ha riservato ai buoni lavoro un po’ troppi obiettivi per essere un sistema di pagamento per il lavoro occasionale . “Il timore è che – ha spiegato di recente Claudio Treves, segretario generale di Nidil Cgil – si abusi dei voucher, aumentando l’area del lavoro non tutelato. Nulla impedisce ai datori di lavoro di sfruttare i voucher per sostituire un singolo lavoratore dipendente con più persone pagate con il buono”.

Si ricordi a questo proposito che, nel 2014 secondo i dati forniti dal ministero dell’Economia, ci sono stati 424mila contribuenti che hanno dichiarato di aver guadagnato tra 5mila e 6mila euro. Una platea dunque di possibili percettori di voucher.

Come funzionano i buon lavoro? Ogni voucher ha un valore di 10 euro ciascuno che comprende la contribuzione in favore della Gestione separata dell’Inps (13%), l’assicurazione all’Inail (7%) e un compenso all’Inps per la gestione del servizio. In tasca al lavoratore al netto delle tasse restano, quindi, 7,50 euro.

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