Il debito pubblico italiano è salito ulteriormente nel mese di Maggio
Il debito pubblico, noto anche come debito nazionale, è la quantità totale di denaro che il governo di una nazione deve ai suoi creditori. Può essere accumulato attraverso prestiti da banche, governi stranieri, organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, o anche da cittadini privati attraverso l'emissione di titoli di stato.
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Il debito pubblico, noto anche come debito nazionale, è la quantità totale di denaro che il governo di una nazione deve ai suoi creditori. Può essere accumulato attraverso prestiti da banche, governi stranieri, organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, o anche da cittadini privati attraverso l’emissione di titoli di stato. Si tratta del totale dei deficit, cioè la differenza negativa fra le entrate e le spese di un governo in ciascun anno fiscale.

Generalmente, i governi si indebitano per una serie di motivi. Questi possono includere la necessità di finanziare progetti di infrastrutture, come la costruzione di strade o ospedali, per coprire le spese correnti o per stimolare l’economia in periodi di crisi economica.

Un elevato debito pubblico può avere una serie di conseguenze. Può portare a un aumento delle tasse, a tagli alla spesa pubblica, o a un aumento dell’inflazione se il governo sceglie di stampare più denaro per ripagare il debito. Oltre a rendere più difficile per un paese ottenere prestiti in futuro, poiché i creditori potrebbero considerarlo più rischioso e quindi decidere di non prestare.

Tuttavia, non tutto il debito pubblico è cattivo. Se un paese può sostenere il suo debito, cioè se può facilmente coprire i suoi pagamenti del debito con le sue entrate, allora il debito può essere considerato sostenibile. Inoltre, se il denaro preso in prestito viene utilizzato per investimenti che stimolano la crescita economica, il debito può effettivamente essere benefico per un paese.

Pur considerando questi fattori, l’Italia non è un esempio da seguire su questo aspetto.

Il nostro debito pubblico ha avuto un andamento complesso nel corso degli anni. A partire dagli anni ’80, l’Italia ha accumulato un debito significativo a causa di vari fattori, tra cui alti tassi di interesse, bassa crescita economica e spesa pubblica elevata. Questo ha portato il rapporto debito/PIL dell’Italia a uno dei più alti del mondo.

Nel 1992, il debito pubblico italiano ha raggiunto un picco del 121% del PIL. Negli anni successivi, l’Italia ha intrapreso una serie di riforme per ridurre il debito, compresa la riduzione della spesa pubblica e l’aumento delle tasse. Queste misure hanno contribuito a ridurre il debito, ma il progresso è stato lento.

Con l’adesione all’euro nel 1999, l’Italia si è impegnata a rispettare i criteri del trattato di Maastricht, firmato nel 1992, i quali richiedono che ciascun Stato firmatario abbia un rapporto debito/PIL inferiore al 60%. Tuttavia, Roma ha sempre faticato a rispettare questo criterio.

La crisi finanziaria globale del 2008 e la successiva crisi del debito europeo hanno ulteriormente aggravato la situazione del debito italiano. La recessione economica ha ridotto le entrate fiscali e aumentato la spesa per il welfare, portando a un ulteriore aumento.

Negli anni successivi, l’Italia ha continuato a lottare con un alto debito pubblico. Nonostante le riforme e gli sforzi di consolidamento fiscale, il rapporto debito/PIL è rimasto elevato. Nel 2020, a causa della pandemia di COVID-19 e delle misure di stimolo economico adottate in risposta ad essa, il debito italiano è salito ulteriormente, superando il 150% del PIL.

Nonostante la fine della minaccia pandemica e qualche miglioramento, ancora oggi il nostro paese rimane uno dei paesi al mondo con il debito pubblico più alto. Sia totale che in rapporto al proprio PIL.

Su questo dobbiamo considerare che l’inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse non hanno aiutato paesi come il nostro.

Tuttavia, il grosso di questo recente ulteriore aumento è dovuto agli aumenti dei costi provenienti dall’amministrazione centrale. Questo ci fa ritornare sull’annoso problema di quanto costi la pubblica amministrazione in generale. Allo Stato e quindi a noi cittadini e contribuenti.

La risposta è “troppo”, soprattutto se consideriamo la sua costante non efficienza e l’enorme burocrazia collegata ad essa che ci attanaglia.

Se stiamo anche solo cercando di migliorare la situazione, sotto questo punto di vista siamo ancora molto lontani da vedere la luce in fondo al tunnel. Sia in termini di qualità che di digitalizzazione del settore amministrativo pubblico. La riduzione di questo debito pubblico che ci tormenta da 40 anni passa anche attraverso riforme per rendere la burocrazia più snella, veloce ed efficiente per tutti, non solo tramite riforme di carattere economico.

Questo non è da fare solo per il presente, ma soprattutto per il futuro. Sia del paese che dei suoi abitanti.

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