Il lavoratore ha diritto a vedere l’email privata del collega
BENESTARE

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Il dipendente pubblico deve potersi difendere in tribunale per tutelare la sua immagine professionale laddove contesta la decisione che non l’ha confermato nel posto di prestigio per le tensioni con i sottoposti: l’ente suo datore, dunque, deve tirare fuori tutti i verbali del consiglio di amministrazione, compreso il testo dell’email e il nome di chi l’ha inviata, che non è più corrispondenza privata dopo che il dirigente destinatario ne ha informato l’amministrazione. È quanto emerge dalla sentenza 1113/15, pubblicata il 26 marzo dalla sesta sezione del Consiglio di stato.

Il lavoratore è responsabile amministrativo per ben sette anni ma poi non viene confermato nell’incarico. Motivo? È difficile gestire le missioni esterne e la cosa lo fa litigare con gli altri dipendenti, tanto che la «rimozione» risulta motivata proprio con la «conflittualità» nell’ambiente di lavoro. Il dipendente decide allora di ricorrere al giudice del lavoro per contestare il conferimento dell’incarico, che evidentemente è andato a un altro. Il fatto è che per difendersi in Tribunale l’ex responsabile amministrativo ha bisogno anche delle segnalazioni fatte contro di lui ai vertici della struttura, delle quali c’è traccia nel verbale del consiglio di amministrazione all’epoca della nomina. È vero: ha natura privata l’email del collega che parla male di lui al punto da non farlo riconfermare. Ma è il presidente a dare rilevanza pubblica alla «soffiata» – definita con un eufemismo «informativa» – nel momento in cui ne rende edotti gli uffici dell’amministrazione: il testo della mail diventa a tutti gli effetti un documento «detenuto» dell’ente. Tanto che l’interessato apprende dell’esistenza del documento dal responsabile del procedimento. D’accordo, ma la privacy? L’amministrazione, in pratica, è condannata a dare in pasto all’interessato il nome del detrattore: è tuttavia l’ex responsabile che ha dimostrato come senza le generalità del mittente non gli è possibile esercitare il diritto di difesa nella causa di lavoro. Spese compensate per la novità della questione.

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