Il Leone ruggisce all’Italia

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Quando il 14 gennaio prossimo Mario Greco presenterà alla comunità finanziaria riunita a Londra il nuovo piano strategico delle Generali, gran parte del lavoro di riorganizzazione e di rifocalizzazione del gruppo assicurativo su quelli che il nuovo group ceo ritiene i mercati strategici potrebbe essere già a buon punto. Da quando è stato nominato alla guida del Leone lo scorso agosto, l’ex top manager di Allianz e Zurich, non ha solo dato la sua impronta alla governance della compagnia, rendendo più lineare la filiera decisionale, accelerato sulla dismissione di asset non core (Banca Bsi, le attività riassicurative negli Usa), ma ha anche messo in cantiere alcuni progetti destinati a cambiare la fisionomia del gruppo nei prossimi anni. Se il riacquisto della quota del 49% della joint venture Generali Ppf Holding, che Greco intenderebbe formalizzare prima della presentazione del piano strategico, rappresenta la strada per pesare di più su mercati in forte espansione come quelli dell’Europa centro-orientale, il piano di riorganizzazione delle attività italiane del gruppo, messo a punto da Greco assieme al country manager Raffaele Agrusti e approvato venerdì 14 dicembre dal consiglio di amministrazione della compagnia, è finalizzato a consolidare la leadership del Leone sul mercato domestico, che attualmente pesa per circa il 30% dei ricavi del gruppo, facendo crescere al contempo la redditività. Per questo le Generali si doteranno di una nuova struttura organizzativa, che ridurrà l’attuale frammentazione di società e marchi, attraverso il consolidamento di attività e brand simili per clientela, gamma prodotti e modello distributivo. Dai 10 brand attuali con cui il Leone opera sul mercato italiano (Generali, Ina, Assitalia, Alleanza, Toro, Genertel, Genertel Life, Augusta, Lloyd Italico e Fata) il riassetto porterà all’operatività di tre sole compagnie, cui faranno riferimento, quando il piano sarà a regime nel 2015, altrettanti brand, aree di business e canali distributivi. Questo non significa che marchi storici, come Toro o Ina, andranno definitivamente in pensione. Potrebbero infatti essere utilizzati come brand di prodotto. Dal punto di vista societario il piano prevede invece la creazione di una subholding operativa delle attività italiane, che si chiamerà Assicurazioni Generali Italia e sarà pienamente operativa nel novembre 2013, dopo il conferimento delle attività assicurative della direzione per l’Italia di Assicurazioni Generali e delle attività di Toro, Fata e Ina Assitalia. La nuova Assicurazioni Generali Italia, che sarà controllata al 100% dalla capogruppo quotata, opererà sul mercato attraverso il brand Generali e la rete di circa 3 mila agenti del gruppo in Italia rivolgendosi prevalentemente a una clientela corporate, ma anche ai professionisti e al retail. Ad Assicurazioni Generali Italia farà capo anche il controllo di Alleanza Assicurazioni, che sarà la compagnia dedicata alle famiglie e opererà attraverso la sua rete di produttori diretti (si tratta di dipendenti e non di agenti), offrendo sia la tradizionale gamma di prodotti Vita, dove Alleanza è da anni uno dei leader di mercato, sia polizze Danni. Genertel, che finirà anch’essa nel perimetro di Assicurazioni Generali Italia, opererà invece come compagnia vita e danni dei canali alternativi (telefono, web, bancassicurazione). Il piano approvato ieri dal cda delle Generali prevede investimenti spalmati tra il 2013 e il 2015 per circa 300 milioni destinati al rafforzamento dei brand, alla formazione delle reti di vendita e alla semplificazione del modello operativo anche attraverso un’omogeneizzazione dei sistemi informativi delle società coinvolte nel riassetto. Un investimento che, in un momento difficile come quello che sta attraversando attualmente l’economia italiana e quella europea più in generale, non è affatto scontato. Anche perché l’obiettivo della riorganizzazione non è finalizzato a tamponare una situazione di difficoltà ma a rendere ancora più produttiva la presenza delle Generali in Italia. I risultati dei 9 mesi testimoniano infatti che, al loro dei costi straordinari legati al terremoto in Emilia Romagna, le attività assicurative del gruppo hanno ben performato. I cambiamenti intervenuti nel mercato assicurativo e in particolare in quello italiano, che stanno portando a una concentrazione delle quote di mercato ma anche a un atteggiamento più consapevole da parte dei consumatori-assicurati, hanno reso necessario fare un passo in avanti. Anche perché, come ogni grande gruppo assicurativo, le Generali non possono fare a meno di essere redditizie nel proprio mercato domestico. Un messaggio chiaro che Greco e Agrusti, subito dopo l’approvazione del riassetto da parte del cda, hanno voluto condividere con dipendenti e agenti del gruppo: «Siamo in una fase di profonda trasformazione del mondo finanziario e assicurativo, dobbiamo attrezzarci oggi per migliorare i servizi e i prodotti ai clienti. Con queste iniziative ci proponiamo di essere leader e competere con successo con qualunque concorrente ». Chiaro anche l’obiettivo alla base del piano: «Acquisire la leadership di mercato e di redditività in Italia».

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