Il trading ad alta frequenza è la causa degli sbalzi di prezzo improvvisi
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Una delle autorità più importanti per la regolamentazione dei mercati Usa ha messo nero su bianco quello che è il primo progetto per mettere un freno a tali attività automatiche nelle piattaforme dove vengono scambiati futures, che hanno un’influenza sempre più forte anche sull’andamento di azionario, materie prime e bond governativi.

Il piano è stato descritto da Timothy Massad, presidente del Comitato di trading dei futures sulle commodities (la Commodity Futures Trading Commission).

Gli eventi di ‘flash crash’ sui mercati sono diventati sempre più numerosi proprio a causa del crescente utilizzo da parte degli investitori della tecnica dell’high-speed trading, ovvero scambi molto rapidi che si servono di computer sofisticati e che finiscono per incrementare la volatilità e in molti casi generare panico.

Non è un caso che le dichiarazioni di Massad siano state fatte durante una conferenza in cui è stato esaminato lo stato attuale del mercato dei titoli di Stato Usa che l’anno scorso a ottobre hanno subito sbalzi di rendimento incredibili nell’arco di appena 12 minuti.

L’idea non è quella di mettere fine a questo tipo di scambi ad alta frequenza molto popolari – il cui scopo è lucrare su margini esigui – bensì salvaguardare i mercati da algoritmi che stanno completamente sfasando le attività di trading.

I trader ‘computerizzati’ – che si basano su un algoritmo e le cui transazioni possono durare anche frazioni di secondo – rappresentano circa il 67% del totale presente sui futures sui bond decennali americani scambiati a Chicago e circa la metà sui contratti legati a metalli ed energia.

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