Le auto elettriche in Europa stanno riscuotendo sempre meno successo. Insomma, la rivoluzione elettrica ha già la strada tracciata, ma sarà lunga e probabilmente più in salita del previsto.
I NUMERI
A confermarlo il report diffuso dall’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri dal quale è emerso un’impennata delle vendite complessive nello scorso gennaio (+19%) caratterizzata però da vincitori e vinti.
Tra questi ultimi ci sono di sicuro i veicoli elettrici, in calo rispetto all’anno prima dello 0,9%, con una fetta di mercato limitata al 3,7% dell’intera torta. A piacere invece, e tanto, sono le auto ibride, forse quelle che riescono ora a garantire i consumi di carburante più convenienti dando comunque la sicurezza di non rimanere mai a secco di energia elettrica in caso di assenze di colonnine di ricarica. Le auto ad alimentazione mista hanno conquistato ormai il 36,7% del nuovo parco vetture, con un 9,7% per le “full” hybrid e 27,0% per le “mild” hybrid e il 4,7% delle “plug in” (quelle da connettere comunque alla presa di ricarica per intendersi).
Sempre in ottica di consumi modesti, si confermano di successo anche i veicoli a Gpl (il 10,3% delle vendite), mentre progressivamente stanno sparendo quelli a metano (0,2%). Riguardo ai sistemi di alimentazione tradizionali, nel 2022 le motorizzazioni a benzina sono scese del 2,2% (restando però al 27,5% dell’immatricolato complessivo), mentre il diesel è calato del 2,6% (al 20% sul totale).
QUESTIONE SOCIALE
Il fin troppo lento sviluppo delle auto elettriche è sotto gli occhi di tutti e ha anche motivazioni evidenti anche ai non addetti al lavoro. Il possesso di un’auto che aiuta l’ambiente è diventato col tempo un lusso accessibile solo ai più ricchi, nonostante i generosi incentivi che evidentemente non bastano a colmare tutti i contro. Il primo, come detto, avere un punto di ricarica comodo e vicino a casa. Privilegio riservato solo a chi possiede una villetta indipendente con giardino o un rarissimo punto di ricarica condominiale.
Il nodo da sciogliere quindi è quello infrastrutturale. Ovvero creare una rete di punti di ricarica talmente fitta da riuscire a “rassicurare” gli automobilisti e convincerli che ci sarà sempre la possibilità di fare rifornimento di energia ovunque e in tempi ragionevoli.