Inps: i pensionati corrono all’estero e l’Italia paga il conto
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Oltre 373 mila euro all’anno, circa un miliardo, spesi dall’Inps per le pensioni dei residenti all’estero. Ed è subito polemica. 

Questo è quanto sostenuto da Boeri, presidente dell’Inps, che è intervenuto alla Commissione Esteri della Camera in rappresentanza del Comitato permanente sugli italiani nel mondo. Ma la notizia non è tanto questa, quanto piuttosto quella che l’83% di questi pagamenti è versato per contribuzioni passate inferiori ai dieci anni. Il 70% inferiore ai sei.

I beneficiari, residenti all’estero, hanno quindi ricevuto prestazioni assistenziali aggiuntive, come quattordicesima e integrazioni al minimo.

“Tutti all’estero”, ecco perché

«Si tratta di durate contributive molto basse, a fronte di cui i beneficiari possono accedere a prestazioni assistenziali come l’integrazione al minimo o la quattordicesima. C’è uno iato tra la quantità dei contributi e la possibilità di accedere alle prestazioni», ha precisato Boeri.

E come biasimarli? Canarie e Portogallo, ad esempio, oltre ad essere località interessanti dal punto di vista geografico e climatico, offrono ai pensionati un costo della vita nettamente inferiore a quello italiano e incentivi fiscali senza pari.

L’Italia ha speso, quindi, un miliardo di euro per 89 mila pensionati che non contribuiscono alle spese pubbliche dell’Italia, ma a quella dei Paesi dove risiedono. In poche parole non pagano le tasse in Italia, ma percepiscono benefici come se le pagassero. Il fatto, oltretutto, è che lì esistono, come ha sottolineato Boeri, «redditi minimi garantiti», nonché altre prestazioni assistenziali per le pensioni più basse. In questo modo l’Italia ha favorito l’economia estera piuttosto che la propria, garantendo una vera e propria fuga dei pensionati verso altri Paesi. Inoltre, aggiunge Boeri, «questo fenomeno è ulteriormente aumentato nel 2017 a seguito degli interventi sulla quattordicesima: la spesa della quattordicesima per le persone all’estero è più che raddoppiata, passando da 15 a 36 milioni» e la platea dei beneficiari che ricevono la quattordicesima «è aumentata del 131%».

Non si è precisato altro a riguardo. Il presidente dell’Inps ha posto il problema più volte, anche nel 2015, ma non vi è stato alcun intervento o interesse a modificare la normativa vigente. Alla fin fine i problemi sono ben altri, no?

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