Interpellanza parlamentare dell’on. Scilipoti

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(Iniziative a tutela degli operatori della mediazione creditizia, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del settore – n. 2-01463)

PRESIDENTE. L’onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare l’interpellanza Scilipoti e Moffa n. 2-01463, concernente iniziative a tutela degli operatori della mediazionePag. 15creditizia, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del settore (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l’importanza della figura del mediatore creditizio trova la sua giustificazione nella funzione di consulenza, indispensabile e a supporto del cliente che rappresenta, mettendo in relazione banche o intermediari finanziari con la clientela. Il mediatore, mettendo in concorrenza i vari istituti di credito, ottiene offerte tra le più convenienti del mercato e, spesso, tassi inferiori a quelli correnti. Da questo punto di vista, risulta prezioso il supporto che offre ai clienti meno esperti nella scelta del finanziamento più adatto alle proprie necessità.
Il decreto legislativo n. 141 del 2010 recante: «Attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del titolo VI del testo unico bancario (decreto legislativo n. 385 del 1993), in merito alla disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi» porterà, a breve, ad una riforma dell’intermediazione finanziaria, che inciderà certamente in positivo su alcune lacune e criticità emerse nel tempo. D’altra parte, però, lo stesso decreto legislativo ha già perfettamente delineato un devastante scenario che, già da questo giugno, investirà tutti gli operatori della mediazione creditizia.
Il provvedimento di legge comporterà la costituzione in società con 120 mila euro di capitale sociale interamente versato, la costituzione di un consiglio di amministrazione, la presenza di un collegio di revisori dei conti e costi di gestione amministrativa e di iscrizione al nuovo organismo talmente elevati che non potranno essere assolutamente sostenuti da queste piccole aziende.
Risulta evidente che il legislatore non ha tenuto conto che tale, a nostro avviso, iniquo provvedimento avrebbe portato: in primo luogo, alla chiusura di migliaia di piccole società; in secondo luogo, alla perdita di posti di lavoro che colpirà, secondo prudenziali stime, circa 250 mila operatori del settore, senza tenere conto dei dipendenti di tali società; in terzo luogo, alla perdita degli investimenti che ciascun imprenditore ha eseguito a favore della propria azienda; in quarto luogo, a fronte della chiusura, all’impossibilità, da parte di tali società, di onorare i debiti assunti per investimenti o per poter fare fronte alla corrente crisi.
Tutto questo, che viene giustificato con una serie di motivazioni, avviene a causa dell’egemonia delle banche e dei grandi intermediari finanziari, che sono sempre legati a coloro i quali, in questo momento, stanno gestendo e continuano a gestire i poteri forti.
Inoltre, questo porterà alla violazione del principio della libera concorrenza, alla violazione del diritto costituzionale al lavoro ovvero diritto legittimato dall’articolo 4 della Costituzione, laddove è previsto che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto».
È necessario, quindi, sapere: se il Governo intenda rivisitare le normative in questione, al fine di consentire a tali aziende un diverso regime, senza il soffocamento imposto dalla normativa in discussione; se e come, qualora non fossero attuati i miglioramenti nelle norme previste dal decreto legislativo in oggetto, si intenda intervenire per far sì che tali società possano risolvere le situazioni debitorie in capo alle società stesse, situazioni debitorie che non sarebbero in grado di onorare per la ragione sopra esposta; se non si ritenga opportuno assumere iniziative dirette a rivisitare la normativa in oggetto, consentendo anche ai piccoli imprenditori di poter continuare ad operare in questo campo.
Noi riteniamo, signor rappresentante del Governo, che la figura del mediatore creditizio sia molto importante e vada a tutela del cittadino italiano. Se non dovesse essere tutelata, i cittadini italiani potrebbero non avere più una figura in grado di tutelarli e consigliarli.Pag. 16
Perciò presupponiamo che sarebbe opportuno da parte del Governo intervenire con energia per modificare l’indicazione generale emanata diversi mesi orsono.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze. Signor Presidente, rispondo volentieri all’interpellante, che pone indubbiamente un problema di serietà, su cui è necessario continuare a riflettere e che trova la sua origine nelle profonde trasformazioni che stanno avvenendo nella struttura creditizia italiana in relazione all’evolversi più generale della situazione europea.
Tutti i problemi che sono stati richiamati hanno una consistenza effettiva e bisognerà cercare di porre forma agli stessi anche nel rivisitare le norme in questione, tenendo però conto dei nuovi principi di carattere generale che riguardano sia l’organizzazione del sistema creditizio, sia le direttive comunitarie in materia.
Quindi, è con questi vincoli che il Governo intenderà operare per risolvere almeno una parte dei problemi che sono stati qui richiamati.

PRESIDENTE. L’onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta che mi ha dato all’interno dell’Aula parlamentare, impegnandosi a rivedere e a capire meglio come potrebbe essere garantita questa figura professionale, che è importante.
Questo impegno e questa sua disponibilità mi portano a dire che sono soddisfatto, perché l’impegno da parte del Governo potrebbe significare veramente la volontà di risolvere questa problematica, andando sicuramente a tutela del cittadino italiano.
Perciò, la ringrazio e mi ritengo soddisfatto, ma spero che questa mia interpellanza urgente e la sua risposta, che è quella del Governo, non restino una chiacchierata, ma siano l’inizio di una volontà di collaborare per trovare una soluzione per far sì che questa figura venga legittimata e garantita a trecentosessanta gradi, ma a tutela sicuramente del cittadino e non della figura stessa.

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