Investimenti in Start up in aumento, ma si può fare di più
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I frutti ci sono, come dimostra il recente caso della parmigiana VisLab, ma il terreno coltivabile è ancora poco. Non solo, il distacco tra l’Italia e gli altri Paesi si sta espandendo. È questo il rovescio di una medaglia che vede il mercato delle start up italiane comunque in crescita. In base ai dati raccolti dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e di Italia Start up, il 2015 è stato un anno positivo con 133 milioni di euro investiti in start up innovative (+11% rispetto all’anno precedente) e con un aumento dei ricavi per le nuove imprese finanziate, che hanno raggiunto i 184 milioni di euro (+26%), generando anche nuovi posti di lavoro (un totale di 1.565 dipendenti, in crescita del 25%).
Altro dato positivo è l’aumento dei finanziamenti da parte degli investitori non istituzionali (venture incubator, business angel, club deal…), passati dai 57 milioni di euro del 2014 ai 75 dello scorso anno. E nel 2016 la somma stanziata è destinata a crescere anche per l’attesa “rinascita” degli investimenti da parte dei fondi istituzionali che, negli ultimi due anni, hanno affrontato un periodo di transizione, visto che nel 2013 alcuni fondi avevano terminato il loro ciclo di vita. Il problema è che Paesi come Germania e Francia solo nel 2015 hanno messo sul tavolo importi superiori di circa dieci volte ai 133 milioni dell’Italia, mentre in Spagna sono stati circa il doppio. «Gli investimenti in Italia non sono ancora in linea con il pil e con la dimensione della nostra economia nello scenario globale», ha evidenziato Marco Bicocchi Pichi, presidente dell’associazione Italia Start up. «È fondamentale che il governo agisca sugli incentivi fiscali per l’ingresso dei privati. Oltre a incentivare gli investimenti nei macchinari è importante defiscalizzare anche l’investimento e l’acquisizione di start up».

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