Jean Pierre Mustier è entrato a gamba tesa sull’argomento che tanto sta dividendo in Europa

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unicredit big dataJean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, non entra nel dettaglio della soluzione promossa da Draghi ad impulso del sistema economico, ma auspica che i tassi negativi e la forward guidance definita nel prossimo futuro ancora in questo senso, siano trasferiti al denaro depositato sui conti correnti dei cittadini italiani.

Mustien ha toccato questo tema in qualità di presidente dell’EBF (European Banking Federation). Secondo il noto manager sarebbe importante che i tassi negativi non incidessero e si fermassero solo sui bilanci bancari (la quale cosa comunque è assai difficile da credere vista la possibilità di modulare commissioni ed altri orpelli a carico dei correntisti n.d.r.), ma (e si rivolge a tutti gli altri rappresentanti in loco dei vari istituti) “per favore passate i tassi negativi ai vostri clienti proteggendo i piccoli clienti che hanno depositi inferiori ai 100.000€ (quelli tutelati anche dal bail in sui quali sarebbe anche “illegale” agire in questo modo, vista la salvaguardia).

Secondo Mustier, la Banca Centrale Europea dovrebbe sostenere questa dinamica di trasmissione in modo che la misura amplifichi gli effetti delle scelte fatte mediante politica monetaria. In questa maniera si massimizzerebbe il meccanismo di trasmissione impattando in modo maggiore e più veloce sull’economia reale come auspicato da tutti.

 

Tassi Negativi sul Conto Corrente C/C: Cosa Sono e Cosa Significa

Come molti sanno, quando apriamo ed utilizzamo un conto corrente (C/C) sia esso di tipo bancario o postale, avremo a che fare con numerose spese ed oneri, tra i quali le commissioni, le imposte addebitate dallo Stato (imposta di bolllo di cui abbiamo parlato anche per quanto concerne i casi di esenzione).

Oltre a queste, solitamente l’istituto bancario presenta un tasso d’interesse applicato al denaro depositato sui conti per quanto concerne la giacenza, ovvero il periodo in cui questa somma rimane ferma (non la preleviamo) generando i cosiddetti numeri creditori (rapportati ai numeri debitori in caso si generino operazioni e transazioni con differenze tra valuta e contabilità, sul quale ci sarebbe anche molto da dire).

Solitamente la banca rilascia un tasso d’interesse quasi infimo attualmente (0,01% o percentuali simili), ma Mustier vorrebbe che la BCE imponesse alle Banche la stessa dinamica che accade sui depositi che gli istituti fanno presso la Banca Centrale: depositi che sono soggetti a tassi negativi. Nonostante questo, molte banche, soprattutto quelle del nord Europa, preferiscono perdere soldi lasciandoli fermi piuttosto che investirli nell’economia reale rilasciando prestiti ed altre soluzioni.

La risposta è semplice: perché è meno rischioso in questo particolare periodo storico e perché gli stessi parametri di solidità imposti dalle nuove normative favoriscono di più una banca quotata che appaia solida e senza i cosiddetti NPE (Non Performing Exposures) rispetto una che rischi e faccia davvero la Banca. Un paradosso finanziario oramai irreversibile.

In parole povere, Mustier vorrebbe che sui conti correnti nei quali giacciono somme di denaro cospicue, quelle superiori ai 100.000€, si applichino le stesse dinamiche che incidono sui depositi delle banche presso la BCE. I clienti dovrebbero, quindi, pagare un tasso d’interesse negativo se decidessero di lasciare lì i propri risparmi.

In questa maniera Mustier o spera che quei soldi rientrino in circolo nell’economia reale, oppure spera che le persone accettino questa dinamica lasciando comunque il denaro fermo (molto probabile) e compensando la perdita netta della banca.

In realtà le persone potrebbero anche prelevare il denaro e portarlo altrove, il che incentiverebbe una fuga dei capitali senza precedenti; subito nascerebbero business (magari proprio da spin-off dagli stessi istituti finanziari) che darebbero la possibilità alle persone di portare il denaro altrove ovvero investirlo, ma senza la sicurezza che questo rimanga in Italia e produca ricchezza.

Occorre attenzione in queste dinamiche perché quando si creano categorie (la differenza tra una persona che detiene 80.000€ e 120.000€ non è poi così netta) si strumentalizzano dinamiche sociali e si creano effetti poi difficilmente gestibili, le cui ripercussioni possono anche essere gravi.

Al di là del messaggio secondo il quale chi è “ricco” deve pagare di più, questo non significa che le banche (ricche per definizione) possano poi rivalersi sui correntisti, guadagnare sul mercato azionario grazie alle politiche espansive e magari porre anche commissioni e balzelli in più.

Per rialzare la testa occorre una visione collettiva e non una settoriale oppure personale a tutela dei propri interessi. Lo stesso difetto insito nell’Unione Europea. Un difetto umano d’altronde.

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