La Turchia mette in campo un’ inversione della politica monetaria.
Potrebbe essere solo l’inizio
Nella comunicazione di giugno la banca ha affermato che ci sarà un ulteriore graduale inasprimento monetario fino a quando il quadro dell’inflazione nel paese non migliorerà. L’enorme aumento del tasso di 650 punti base è il primo del paese da marzo 2021, ma è stato inferiore alle aspettative degli analisti che prevedevano un aumento di 1.150 punti base al 20%.
«Il Comitato ha deciso di avviare il processo di inasprimento monetario al fine di stabilire il percorso di disinflazione il prima possibile, per ancorare le aspettative di inflazione e controllare il deterioramento del comportamento dei prezzi», si legge nel comunicato di politica monetaria. Tuttavia, alcuni analisti hanno criticato la mossa della banca centrale come non sufficientemente ambiziosa.
L’inversione a U funzionerà?
La Turchia ha costantemente abbassato il suo tasso ufficiale dal 19% alla fine del 2021 all’8,5% a marzo, mentre l’inflazione è aumentata a dismisura, superando l’80% alla fine del 2022 e scendendo a poco meno del 40% a maggio. Le regole tradizioni di politica economica e monetaria suggeriscono che i tassi devono essere aumentati per raffreddare l’inflazione, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece sposato apertamente una strategia di abbassamento dei tassi. Il risultato è stata una crisi del costo della vita per i turchi e un crollo della lira.
La capacità di Erkan di rallentare l’aumento dei prezzi e riportare gli investitori di portafoglio dipenderà in gran parte da quanta autonomia le darà Erdogan, che si autodefinisce «nemico» degli alti tassi di interesse. Secondo gli analisti di Ebury, anche in caso di rialzi aggressivi dei tassi la lira (ora in netto calo contro il dollaro a quota 24,28) potrebbe non ricevere altro che un sostegno temporaneo data la serie di sfide che l’economia turca deve affrontare, in particolare riserve valutarie inadeguate e livelli di indebitamento vertiginosi.