La Banca Centrale Europea sembra sottovalutare i disastri climatici
i disastri climatici siano collegati anche alla stabilità dei prezzi, risulta sempre più chiaro quindi, che non esiste stabilità economica senza stabilità ecologica.
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In un rapporto di Greenpeace viene dimostrato come i disastri climatici siano collegati anche alla stabilità dei prezzi, risulta sempre più chiaro quindi, che non esiste stabilità economica senza stabilità ecologica.

In un rapporto preparato insieme al “German Institute for Economic Research” e alla “SOAS University of London”, l’ong ambientalista Greenpeace ha dimostrato con numeri alla mano che la crisi climatica riguarda da vicino anche la stabilità dei prezzi (l’obiettivo numero 1 del mandato della Banca centrale europea). Perciò risulta sempre più chiaro come non esista stabilità economica senza stabilità ecologica.

Infatti i disastri naturali portano ad un aumento dell’inflazione primaria e di base, con aumenti dei prezzi più elevati per cibo e bevande.

Gli effetti sono piccoli ma significativi, poiché i disastri climatici possono distruggere raccolti, edifici e infrastrutture e quindi causare shock negativi dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, i disastri naturali spesso stimolano gli sforzi di ricostruzione, che possono causare un temporaneo boom locale dei prezzi dei beni di ricostruzione.

L’istituzione guidata da Christine Lagarde ha promesso in tempi brevi una svolta importante verso la finanza verde, seppure i progressi vanno troppo a rilento e non sono davvero incisivi. Secondo il rapporto, la Bce dovrebbe allineare tutte le operazioni di politica monetaria all’obiettivo della neutralità climatica, ad esempio determinando quale sia la loro impronta climatica.

Un primo passo necessario potrebbe essere porre fine agli aiuti finanziari per le società di energie fossili estremamente dannose per il clima che non sono in linea con l’accordo sul clima di Parigi del 2015.

Ovviamente gli accordi climatici risultano essere poco efficienti in questo quadro internazionale, in cui servirebbero direttive ancora più forti con regole molto più pensate. In ogni caso ci avviciniamo agli obiettivi globali del 2030 e la Banca Centrale Europea non può permettersi più di non adeguarsi alla rivoluzione verde.

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