Wall Street apre in rialzo, dopo i cali della scorsa settimana. L’indice Dow Jones segna +4,10% in avvio di contrattazioni, segno più anche per lo S&P 500 (+3,86%) e Nasdaq (+3,70%). In mattinata sono partite con solidi guadagni anche le Borse europee, che confermano il trend rialzista anche nel pomeriggio, con Milano a +3,39%, Francoforte +4,96%, Parigi +3,90% e Londra +2,32%, nonostante il ricovero del premier Boris Johnson. I mercati reagiscono positivamente ai primi segnali di rallentamento della pandemia, anche se i numeri dei contagi, soprattutto a New York, sono in costante aumento.
TRUMP: “LUCE IN FONDO AL TUNNEL”
Il presidente Donald Trump comincia a vedere la “luce in fondo al tunnel”. Lo annuncia in un tweet, dopo aver sottolineato che “gli Stati Uniti sono forti”. I commenti seguono gli annunci dell’amministrazione Usa che ha fatto sapere di intravedere i primi elementi di stabilizzazione nella diffusione del coronavirus, senza dimenticare però che questa sarà probabilmente la settimana più dura nella lotta al Covid-19 negli Stati Uniti, dove i casi hanno raggiunto quota 337.900, con almeno 9.650 morti, secondo i dati della Johns Hopkins.
ATTESA PER L’EUROGRUPPO
Gli operatori sono fiduciosi sulla riunione dell’Eurogruppo, in calendario domani, 7 aprile. Si attende una risposta coesa comunitaria alla crisi, e tra i Paesi membri, Germania compresa, si fa largo la possibilità di ricorrere agli Eurobond. In questa direzione si sono espressi il ministro delle Finanze, Olaf Scholz, e il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, su La Stampa, dove hanno auspicato un intervento rapido, all’insegna della solidarietà, per “garantire a tutti una rete di protezione”, con meno vincoli.
RINVIATO IL VERTICE OPEC
Il petrolio scende ma limita i danni, dopo i rialzi della scorsa settimana. Resta un cauto ottimismo in vista dell’incontro dell’Opec+, inizialmente in programma per oggi, ma spostato a giovedì. Nei giorni scorsi, il presidente Donald Trump e Vladimir Putin hanno lasciato intendere che l’intesa è possibile. Russia e Arabia Saudita sarebbero molto vicine a un accordo sui tagli della produzione, eventualità che darebbe una spinta alle quotazioni del greggio, in calo di oltre il 50% nel 2020.