La Cassazione ha confermato la condanna di 4 anni a Geronzi per il crac Cirio 
riconoscimento

Ancora nessun commento

Visto che però i primi 3 anni sono coperti dall’indulto, l’ultimo che rimane potrebbe essere “risolto” con la condizionale, e dunque Geronzi non andrà in carcere. Solo Sergio Cragnotti ha ottenuto “l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello di Roma per nuovo esame del capo I lettera ‘E’ relativo alla vicenda ‘Bombril’ per la quale aveva riportato 7 anni di reclusione divenuti poi 8 anni e 8 mesi con gli altri reati”. Se le richieste dovessero essere accolte, la transazione da circa 240 milioni di euro con la quale Unicredit nel 2014 ha chiuso il contenzioso con l’amministrazione straordinaria di Cirio per risarcire i creditori sarebbe da considerare “ancora di più un ottimo risultato”, ha sottolineato l’avvocato di Cirio, Nicola Madia. Sono state rese invece definitive invece le condanne per il figlio di Cragnotti, Andrea, che aveva 2 anni e 4 mesi di reclusione coperti da indulto e confermata l’assoluzione per gli altri due figli del manager, Elisabetta e Massimo.

Per i rimanenti capi d’imputazione, il Pg ha chiesto l’inammissibilità del ricorso. Per la procura, infatti, “non basta il consenso della banca all’operazione di finanziamento richiesta dall’imprenditore per considerare Geronzi come colui che ha consentito alla distrazione tramite l’autorizzazione all’operazione”. Diversamente, sarebbe come ritenere “responsabile di un omicidio anche la persona che ha gonfiato le gomme o ha rifornito di benzina la macchina usata da altri per andare a compiere un delitto”. I ricorsi delle difese contestano il verdetto emesso il 10 aprile 2015 dalla Corte d’appello di Roma. Geronzi è difeso da Franco Coppi e da Ennio Amodio, Cragnotti da Massimo Krogh e Luigi Panella. Il verdetto è atteso oggi.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

ALTRI ARTICOLI