La raffineria di Priolo Gargallo è l’impianto più grande del nostro Paese
La possibilità che la raffineria di Priolo Gargallo venga chiusa, a causa dell'embargo sul petrolio russo che scatterà il prossimo 5 dicembre non è solo un problema occupazionale e industriale italiano.
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La possibilità che la raffineria di Priolo Gargallo venga chiusa, a causa dell’embargo sul petrolio russo che scatterà il prossimo 5 dicembre non è solo un problema occupazionale e industriale italiano. E’ una vicenda che dovrebbe preoccupare anche Bruxelles, l’indipendenza energetica dell’Unione, nonché il sistema dei suoi rapporti commerciali con i produttori di idrocarburi. E ancora di più il governo italiano, che – così come accade per l’ex Ilva – ha trovato la soluzione tecnica per consentire all’impianti di acquistare petrolio da altri fornitori che non siano russi. Ma non ha convinto le banche che non vogliono violare le sanzioni.

Ma per quale motivo è così fondamentale Priolo? Innanzi tutto perché la raffinazione del greggio e la produzione dei suoi derivati, dal diesel agli olii lubrificanti, è un’attività che in tutti i Paesi occidentali è in “decadenza”. Da anni non si costruiscono più impianti, perché considerato troppo inquinanti, le comunità locali si oppongono, necessitano di investimenti che si ripagano solo nel lungo periodo. Inoltre, fin dall’inizio degli anni Duemila le raffinerie in Europa hanno subito la concorrenza dei concorrenti in Asia.

In Cina, India e Corea, la crescita delle “tigri” asiatiche è passata anche dalla costruzione di nuovi impianti con costi di manodopera più bassi e senza porsi il problema dell’impatto ambientale. Da qui la possibilità di praticare prezzi più bassi, che ha messo in crisi il settore delle raffinerie in Europa, provocando una “riorganizzazione” del settore, che al di là delle formule economiche ha signicato chiusura di impianti, riduzione di personale e di capacità produttiva.

Ma non è tutto qui. Dal 5 febbraio scatterà anche l’embargo per i prodotti raffinati: la Russia, anche in questo caso, è uno dei principali fornitori dell’Europa, con oltre un miliardo di barili equivalenti all’anno, che spariranno dal mercato della Ue. E se dovesse venir meno anche Priolo, la scarsità dell’offerta protrebbe incidere non poco sui prezzi e sulla possibilità che l’inflazione resti elevata.

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