La recente crisi ha favorito un aumento della pressione sul settore bancario
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L’obiettivo dichiarato dei regolatori internazionali e domestici è quello di rendere il sistema bancario sempre più immune alle fasi di turbolenza, ciò soprattutto attraverso un aumento dei vincoli su patrimonio minimo e liquidità. Come conseguenza, il capitale è entrato ai primi posti dell’agenda di tutti i top manager delle banche italiane e internazionali e l’uso ottimale del capitale è diventato un tema centrale non solo nei processi di risk management ma anche di tutti i processi operativi della banca.

In questi anni, guardando al settore bancario da un osservatorio che va oltre i confini nazionali e si estende su tutti e cinque i continenti, si è avuto modo di constatare come molto spesso l’ottimizzazione del capitale sia vissuta come un elemento da gestire a livello molto “alto”, ossia di posizionamento strategico della banca o di portafoglio (per esempio dismettendo o riducendo settori di esposizioni, mercati o portafogli che comportano requisiti patrimoniali particolarmente gravosi).
In alternativa, il tema della Capital and Rwa Optimisation è stato trattato di frequente come un aspetto molto tecnico che attiene alla finanza della banca e alle operazioni di capital management piuttosto che ai processi di misurazione e gestione del rischio in senso stretto.

L’approccio proposto tradizionalmente da un’azienda come Experian, anche per l’influenza del suo bagaglio culturale, focalizzato soprattutto sul rischio di credito per i segmenti retail e Sme, è invece di tipo operativo.
L’approccio proposto si articola infatti su due punti. Primo, serve un approccio di tipo “olistico”, ossia che interessi tutti i diversi aspetti chiave della misurazione e gestione del rischio della banca:
• i dati che vengono utilizzati in tutti i modelli e processi, i quali devono essere non solo disponibili ma anche della necessaria qualità (la quale deve essere presidiata da sistemi e processi di data quality adeguati);
• i modelli analitici regolamentari (ma anche operativi), i quali devono essere performanti ma anche granulari, devono contenere l’elemento di rischio sistemico ed essere sottoposti a processi di validazione avanzati (che per esempio includano il benchmarking);
• fino alle vere e proprie strategie e politiche del credito, che non possono più prescindere dalla considerazione dei vincoli patrimoniali, andando quindi a ottimizzare il trade-off tra creazione di valore e contenimento del rischio entro i limiti imposti dal “risk appetite” della banca;
• l’elemento strategico “top-down” (ossia posizionamento strategico e composizione/gestione dei portafogli) non viene meno ed è anch’esso rilevante, tuttavia deve essere “raccordato” in modo efficace con le decisioni creditizie che si “scaricano a terra” nei processi operativi della banca (soprattutto quello creditizio).

Il secondo punto invece riguarda invece l’utilizzo operativo che viene fatto nelle banche di modelli e strumenti sviluppati inizialmente per finalità regolamentari. In tal senso la raccomandazione di Experian alle banche è di abbandonare ogni indugio e sfruttare appieno il nuovo set di modelli e strumenti introdotto per Basilea, trasformandolo in un vero e proprio vantaggio competitivo. Si valutino al riguardo i seguenti punti:
• modelli di stress test e di simulazione – oltre a fornire indicazioni circa l’adeguatezza del capitale, possono fornire un importante supporto ai processi decisionali strategici indicando eventuali aree di debolezza e/o opportunità sotto condizioni di mercato differenti;
• posizionamento competitivo – avendo una visione completa del rischio sia sull’intero portafoglio che su segmenti rilevanti, la banca avrà una maggiore capacità di effettuare degli aggiustamenti sui fattori determinanti di costo e rischio, incrementando la redditività;
• coerenza e robustezza del processo creditizio – la presenza di strumenti altamente predittivi e di sistemi decisionali avanzati consente sia di assicurare integrità e coerenza del processo sia di aumentare il controllo del rischio senza limitare l’operatività della rete e degli altri canali commerciali;
• immagine e rischio reputazionale – con la crescita della consapevolezza e della cultura finanziaria, mercato e investitori istituzionali tenderanno sempre più a indirizzare le loro scelte di investimento sulla base della solidità di sistemi e processi di governo del rischio e del capitale.

Ottimizzare il capitale non significa concentrarsi su un solo aspetto ma, così come normalmente avviene per l’ottimizzazione dei costi, bisogna considerare sia singolarmente sia in modo integrato tutte le possibili aree di beneficio, senza trascurarne alcuna. In questo consiste l’approccio “olistico”. Inoltre gli strumenti di Basilea, se opportunamente utilizzati e valorizzati, possono trasformarsi in un vero e proprio vantaggio competitivo che consente di incrementare la redditività e creare valore.
Dall’avvento di Basilea, le banche dispongono sicuramente di molti strumenti in più per migliorare i processi del credito; tuttavia, soprattutto in mercati “maturi” come quello italiano e del resto dell’Europa continentale, si nota ancora una certa resistenza a uscire da processi e logiche di valutazione abbastanza tradizionali. In tal senso, alcuni mercati emergenti e il mercato Usa sembrano aver saputo cogliere meglio l’opportunità di Basilea, tendendo a enfatizzare di più l’aspetto gestionale rispetto al solo aspetto regolamentare di calcolo del requisito patrimoniale.

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