La tabella di marcia è confermata, le Poste saranno quotate in Borsa entro l’anno.

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Il Tesoro conta di collocare circa il 40% del capitale ipotizzando un incasso nell’ordine dei 4 miliardi di euro.

La novità emersa dopo l’ennesimo vertice al quale hanno preso parte il ministro Padoan, l’amministratore delegato Caio, i tecnici del Tesoro, gli advisor (Lazard, Rothschild, Gianni-Origoni-Grippo, Cappelli&Partners e Clifford Chance) e i global coordinator (Mediobanca, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Citi, BofA e Merrill Lynch), è che nell’Ipo di Poste Italiane «l’offerta di azioni riserverà quote rilevanti all’azionariato popolare e privilegi specifici per i dipendenti». «L’attenzione al ruolo dell’azienda nella comunità nazionale – spiega una nota del Mef – è peraltro parte integrante del piano industriale, concretizzata nell’equilibrio tra interessi degli shareholder e interessi degli stakeholder» che in questo modo si intende raggiungere.

 

Nel corso della riunione di ieri «è stato constatato l’avanzamento di tutte le operazioni preliminari nel pieno rispetto della tabella di marcia». Quindi Padoan e Caio si sono soffermati sull’offerta capillare di servizi e raccolta del risparmio che le Poste svolgono condividendo l’esigenza di rafforzare questo ruolo in futuro anche attraverso il ricorso agli strumenti e alle risorse del mercato. Sul tavolo anche l’avanzamento del contratto di programma che dovrà recepire la riforma del settore dei recapiti, attualmente al vaglio di Bruxelles, che prevede la consegna a giorni alterni in molte città ed un aumento delle tariffe e che fino ad oggi ha suscitato non pochi malumori.

«La perfetta sintonia tra la visione del governo e quella del management – aggiunge il Tesoro – consente ai vertici aziendali di presentare l’operazione ai mercati non solo sulla base della riconosciuta esperienza personale ma anche con il sostegno della convinta fiducia delle istituzioni». Dai primi contatti con gli investitori, sottolinea il Mef, è emerso che l’operazione di quotazione di Poste Italiane beneficia di una forte associazione con la stagione di riforme, rinnovamento e modernizzazione del Paese nella quale è impegnato il governo. L’operazione è percepita come un simbolo del cambiamento in atto. Caio è già stato a Londra nei giorni scorsi per un primo giro d’orizzonte ed è previsto che ritorni nella City a metà luglio per incontrare i potenziali investitori.

 

Il nuovo statuto

Per il resto si può dire che il prospetto informativo ormai sia stato quasi completato, mentre le modifiche dello statuto societario con gli interventi sulla governance (cda ampliato da 5 a 9 membri) e l’introduzione di un tetto del 5% al possesso azionario sono al vaglio dei legali per le ultime limature in vista dall’assemblea di fine mese.

«Per noi questo è un anno fondamentale – ha commentato da Milano la presidente Luisa Todini -. Questo è l’anno in cui Poste Italiane si presenta al mercato, da impresa sociale diventa di mercato». Il segretario generale delle Cisl, il sindacato storicamente più forte all’interno delle Poste, apprezza l’apertura all’azionariato popolare («è positiva»), ma chiede che i dipendenti del gruppo vengano coinvolti in una nuova governance aziendale. Quindi sollecita il governo a fornire garanzie su livelli occupazionali e servizi postali, che devono assicurare la copertura dell’intero territorio nazionale.

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