In primo grado, il 17 luglio 2013, Tronchetti era stato condannato a un anno e 8 mesi (pena sospesa) con la non
menzione in quanto incensurato. Nel primo appello, terminato l’11 giugno 2015, è arrivata una assoluzione con la formula “perchè il fatto non costituisce reato” ma la sentenza è stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione. Stessa sorte per il secondo processo in appello, chiuso con una assoluzione il 9 febbraio 2017 e sentenza annullata con rinvio dalla Cassazione l’11 gennaio 2018. Oggi è arrivata la terza sentenza in appello, con la procura generale di
Milano che aveva chiesto in requisitoria la conferma della condanna di primo grado. Marco Tronchetti Provera ha rinunciato alla prescrizione nell’aprile del 2015.
La vicenda risale al 2004, quando Tronchetti Provera era presidente di Telecom Italia. Il procedimento ruota intorno a un cd con dati raccolti dall’agenzia di investigazione Kroll che nel
2004, periodo nel quale era in corso uno scontro tra Telecom e alcuni fondi di investimento brasiliani per il controllo di Brasil Telecom, svolgeva una attività di spionaggio nei
confronti del gruppo di tlc e della famiglia Tronchetti Provera. Secondo l’accusa, quei file vennero intercettati dagli esperti informatici del Tiger Team, struttura alle dipendenze di Giuliano Tavaroli (capo della sicurezza di Telecom), con una operazione di hackeraggio, e poi fatti avere alla segreteria dell’ex numero uno di Telecom, il quale, sempre secondo le indagini, pur sapendo le modalità con cui erano stati acquisiti, diede ordine di sporgere denuncia facendo avere il cd all’autorità giudiziaria. Tale ricostruzione, invece, è sempre stata respinta da Tronchetti Provera, il quale nega ogni addebito. Il manager, davanti ai giudici della terza Corte d’appello, presieduti da Francesca Marcelli, aveva dichiarato di aver “partecipato a una
riunione durata pochi minuti e convocata d’urgenza” durante la quale era stato informato “che esisteva un’azione contro la mia persona, la mia famiglia e l’azienda da me guidata da
parte di Kroll. La mia reazione è stata quella di dare mandato ai miei legali, Francesco Mucciarelli e Francesco Chiappetta, di denunciare tutto alla Procura della Repubblica”.
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